Adempimenti

Il rompicapo Irpef attende la revisione degli 80 bonus

di Marco Mobili

Tra le grandi semplificazioni incompiute non va dimenticata quella dell’Irpef. Annunciata a più riprese dai diversi Governi degli ultimi dieci anni la revisione di aliquote, scaglioni, detrazioni e deduzioni è stata al contrario spesso rilanciata per raccogliere consensi soprattutto in chiave elettorale, dalle tre aliquote del centrodestra alla riduzione degli scaglioni e del prelievo del centrosinistra per arrivare da ultimo al bonus degli 80 euro. Comunque la strada intrapresa negli ultimi due anni con la dichiarazione precompilata è la giusta direzione, quanto meno per ridurre gli adempimenti e gli obblighi dei contribuenti nella fase di gestione e di applicazione dell’imposta dovuta dalle persone fisiche.

La regina delle tasse, che nel 2016 ha garantito all’Erario quasi 180 miliardi di euro, ha bisogno comunque di un importante intervento di ristrutturazione, almeno stando al quarto rapporto annuale sulla struttura dell’Irpef redatto da Lef, l’associazione per la legalità e l’equità fiscale cui fanno capo l’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, e il primo direttore delle Entrate e ora consigliere della Corte dei conti, Massimo Romano.

L’indagine condotta da Lef fotografa l’andamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche relativo a dodici anni d’imposta, ossia dal 2013 al 2014. Tra i principali difetti di cui soffre ora l’Irpef è l’eccessivo peso dell’imposta sui redditi medi. L’aliquota media relativa al 2014 è particolarmente elevata ed è risultata pari al 19,5 per cento. Sette anni prima era ferma al 19,2 per cento. Come emerge anche dai dati riportati in basso la progressività del prelievo non è più “lineare” con un aumento dell’imposizione sui redditi compresi fra i 10mila e i 50mila euro, creando quella che gli esperti chiamano “gobba”. Il maggior peso del prelievo Irpef grava sui contribuneti con reddito complessivo compreso fra 35mila e 50mila euro.

Altra stortura dell’Irpef è l’uscita di alcune tipologie di reddito dal campo di applicazione dell’imposta, come i redditi di capitale e parte dei redditi da fabbricato. Secondo il rapporto del Lef, infatti, i redditi da lavoro costituiscono il 90% del reddito complessivo dichiarato, così come la percentuale d’imposta versata dai dipendenti supera il 40% del totale.

Inoltre è costantemente diminuito di oltre il 6% (nei dodici anni d’imposta presi a riferimento) il numero dei soggetti che esercitano, come persona fisica o come partecipanti a società di persone, attività d’impresa, prevalentemente artigiani e commercianti. Secondo gli autori dello studio andrebbe ridotto e armonizzato, «in modo equo», il carico Irpef con quello delle altre imposte sui redditi e sui patrimoni.

La strada intrapresa della dichiarazione precompilata oltre che a semplificazione degli adempimenti dichiarativi per dipendenti e pensionati, per il Lef rappresenta anche un valido strumento in chiave anti-evasione. Grazie alle banche dati, infatti, si potrebbere rendere trasparenti ex-ante i comportamenti dei contribuenti che non siano necessariamente dipendenti o pensionati. Con la fatturazione elettronica, l’invio dei dati Iva e la i pagamenti tracciati i potrebbe allora arrivare alla precompilata per tutti i contribuenti con il superamento, suggeriscono dal Lef, dell’autoliquidazione.

L’Irpef è comunque ancora un’imposta complicata. Almeno per quel che concerne il calcolo della base imponibile. Lo studio mette in evidenza che nella dichiarazione Irpef italiana ci sono 80 agevolazioni tra deduzioni, detrazioni e crediti. Il modello americano spesso e volentieri tirato in ballo come riferimento ne conta poco più di 30. Altro dato significativo è che dalle 80 agevolazioni Irpef sono state generati, ai fini del loro riconoscimento e ammissibilità allo sconto, la bellezza di 400 milioni di pezzi di carta.

Per semplificare l’Irpef, dunque, andrebbero, riviste le 80 agevolazioni oggi esistenti. A partire dalle 6 differenti tipologie di aliquote degli oneri detraibili (19%, 26%, 36%, 41%, 55% e 65%). Ci sono poi i bonus più strettamente legati all’assistenza sociale (istruzione, disabilità, asili nido, attività sportive). Per Lef il fenomeno degli incapienti indurrebbe a separare le agevolazioni tra fiscali e sociali prevedendo per questa ultima fattispecie dei trasferimenti diretti. Ormai oltre 5 milioni di contribuenti non possono detrarre/dedurre, per assenza d’imposta da pagare, in tutto o in parte, detrazioni da lavoro e per familiari a carico e oneri deducibili/detraibili per spese personali per un importo complessivo pari a circa 10 miliardi d’imposta.

Vedi La tassazione effettiva

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