Professione

Il tax planning è sempre difficile

di Luca Gaiani

Segnali contraddittori dal legislatore italiano per la tassazione delle imprese. Alla riduzione del tax rate nominale per Srl e Spa ha fatto seguito il drastico depotenziamento degli incentivi alla ricapitalizzazione. Per ditte individuali e società di persone, inoltre, è all’orizzonte l’ennesimo rinvio della possibilità, attraverso la cosiddetta Iri, di applicare la più tenue tassazione delle imprese di maggiori dimensioni.

Alcuni recenti interventi normativi sul reddito di impresa hanno generato una significativa riduzione di aliquote e di base imponibile. Già dal 2015, con la deduzione integrale del costo del lavoro a tempo indeterminato ai fini Irap, le società che impiegano manodopera in misura massiccia hanno usufruito di una rilevante riduzione delle imposte che gravano sul loro reddito. Nel 2017 entra inoltre in vigore l’attenuazione delle aliquote Ires (dal 27,5% al 24%), che comporterà, nei bilanci di questo esercizio (e nei versamenti di giugno 2018), la discesa del tax rate nominale delle società di capitali dal 31,4% al 27,9 per cento. Il tax rate effettivo (rapporto tra imposte sul reddito e utile ante imposte), è tuttora assai più elevato (se non consideriamo le agevolazioni specifiche, come iper ammortamento o patent box) per effetto del peso degli oneri indeducibili (come auto, telefonia, Imu).

A fronte del calo delle aliquote vi sono però segnali di segno opposto, spesso motivati da ragioni di gettito di breve periodo. Con il 2017, e ancor più dal 2018, scatta infatti il forte depotenziamento dell’Ace, l’incentivo per le società che trattengono utili o aumentano il capitale. Per ogni milione di ricapitalizzazione la conseguente riduzione di imposte, che nel 2016 era di 13.000 euro, scende quest’anno a 3.840 euro e andrà a 3.600 euro dal 2018. È poi in arrivo una doccia fredda per le imprese più piccole, costituite in forma individuale o di società personali. Dopo molti tentativi andati a vuoto, la legge di Bilancio 2017 aveva finalmente introdotto un regime opzionale (Iri) per tassare gli utili non distribuiti da tali aziende con la stessa aliquota (24%) delle società di capitali, anziché con Irpef progressiva e addizionali (e dunque fino al 45%). Il Ddl di Bilancio 2018 fa slittare però di un anno (sperando sia solo un anno) questo regime, mandando all’aria i progetti di chi già aveva pianificato la propria gestione facendo affidamento sul minor carico fiscale.

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