Imu, errori nell’importo, nel codice tributo o catastale: i rimedi dal ravvedimento alla «segnalazione»
Se l’errore è stato commesso all’atto del pagamento deve essere comunicato al Comune e alle Entrate quando è stato indicato un codice tributo non corretto
Il 16 giugno è scaduto il termine per versare l’acconto Imu 2023 ed è possibile che i contribuenti possano aver commesso alcuni errori (ad esempio nell’indicazione del codice tributo o del codice catastale) o inadempienze, come l’omesso o insufficiente versamento.
Il ravvedimento operoso
Per queste ultime si apre la strada del ravvedimento operoso (articolo 13, Dlgs 472/97), che consente al contribuente di regolarizzare la propria posizione con il versamento di una sanzione ridotta e degli interessi legali (che dal 1° gennaio 2023 sono aumentati al 5%).
Si tratta di un istituto che negli ultimi anni ha subìto rilevanti modifiche (da ultimo con il Dl 124/2019) finalizzate ad incentivare l’adempimento, seppure tardivo, attraverso un sistema premiale piuttosto appetibile.
La casistica varia a seconda dei giorni passati tra la scadenza originale del versamento e il suo effettivo pagamento, con una sanzione che arriva al massimo al 5% (rispetto al 30%), come di seguito indicato:
• ravvedimento sprint (pagamento effettuato entro 14 giorni dal termine ultimo): in questo caso la sanzione è dello 0,1%, pari a 1/10 di quella ordinaria dell’1%, per ogni giorno di ritardo;
• ravvedimento breve (tra il 15° e il 30° giorno): in questo caso la sanzione è pari all’1,5% da calcolare sull’importo del tributo dovuto;
• ravvedimento medio (dal 31° al 90° giorno): la sanzione in questo caso è dell’1,67%;
• ravvedimento lungo (fino a un anno): si applica la sanzione del 3,75%;
• ravvedimento lunghissimo (fino a cinque anni) che si divide in due sottotipologie:
- se il pagamento avviene entro 2 anni, la sanzione ordinaria del 30% viene ridotta a 1/7 e quindi è pari al 4,29%;
- nel caso in cui si superassero i 2 anni la sanzione sale al 5%.
I contribuenti potrebbero quindi approfittare per sanare le irregolarità commesse negli ultimi cinque anni d’imposta, ma occorre prestare attenzione perché si può usufruire del ravvedimento fino a quando il Comune non notificherà un atto di accertamento.
Dal punto di vista operativo, il ravvedimento si perfeziona versando:
• il tributo che non è stato pagato, in questo caso l’Imu totale o parziale;
• una sanzione in misura ridotta (variabile a seconda del tempo trascorso);
• gli interessi, calcolati al tasso legale vigente, che variano a seconda della quantità di giorni passati dalla scadenza.
Questo significa che prima si andrà a sanare l’omissione, meno si pagherà.
L’errore nel codice catastale
Tra gli errori più frequenti che si possono invece verificare in sede di pagamento dell’Imu a mezzo F24, va segnalata l’errata indicazione del codice catastale del Comune, cioè quando il contribuente inavvertitamente versa l’Imu a un Comune diverso.
In tal caso va inviata una comunicazione sia al Comune competente sia a quello incompetente segnalando l’errore e chiedendo il riversamento dell’importo al Comune competente (circolare ministeriale 1/DF del 14/4/2016).
Se invece l'errore viene commesso dall’intermediario presso il quale è stato presentato il modello F24 (banca, poste), dovrà essere l’intermediario, su richiesta del contribuente, a chiedere l’annullamento del modello F24 contenente l’errore, rinviandolo con i dati corretti (risoluzione ministeriale 2/DF del 13/12/2012). In questo caso il comune non può chiedere direttamente la correzione, in quanto si tratta di un rapporto privatistico tra la banca/posta e il contribuente, per cui quest’ultimo dovrà chiedere la correzione esibendo il modello F24 con indicato il codice ente/comune corretto per dimostrare che l’errore è stato commesso dall’intermediario.
Periodo di riferimento e codice tributo errati
Altri errori nella compilazione del modello F24 potrebbero riguardare il periodo di riferimento e il codice tributo. In questi casi, se gli errori riguardano i codici di tributi erariali, è possibile presentare un’istanza di rettifica del modello F24 erroneamente compilato presso uno degli uffici dell’agenzia delle Entrate, allegando ad essa una copia del modello F24 che presenta l’errore, inviandone copia anche al Comune interessato.
Se invece gli errori riguardano codici di tributi comunali (ad esempio è stato utilizzato il codice della Tari per pagare l’Imu), è possibile sistemare la posizione rivolgendosi al Comune interessato.