Iri, il rinvio spiazza i conti in azienda
Flat tax al 24% per le imprese Irpef (forse) rimandata al 2018. È questo lo scenario che si presenta in base alle primo bozze del Ddl di bilancio per il 2018.
Già lo scorso anno con il varo del “regime di cassa” per le imprese in contabilità semplificata, erano stati causati gravi danni per via del mancato riconoscimento del riporto della perdita derivante dall’istantanea trasformazione in “costo 2017” delle rimanenze di magazzino al 31 dicembre 2016, obbligando molte di queste piccole imprese a migrare dalla contabilità semplificata all’ordinaria con tutte le complicazioni e i maggiori costi conseguenti. Poi c’è stato il passaggio nel sistema di determinazione dell’Ace dalla regola dello “stock patrimonio” a quella “incrementale”, con un crollo dell’efficacia dell’agevolazione e con la riduzione del rendimento nozionale. Ed ora anche il regime dell’Iri, che in qualche modo doveva anche attenuare proprio l’effetto negativo della riduzione dell’Ace, sembra destinato ad essere congelato per un anno.
Sull’aplicazione dell’Iri al 24% dal 2017, le imprese e i consulenti che le assistono hanno pianificato e attuato importanti scelte. In molti casi si è deciso di non versare gli acconti Irpef. In altri casi si sono attuati investimenti contando sul fatto che l’utile reinvestito e non prelevato dal titolare avrebbe scontato una tassazione agevolata. In altri ancora si è deciso di soprassedere alla trasformazione della Snc o della Sas in una società di capitali, perché tanto la tassazione sul reddito era le stessa. Altre imprese ancora sono passate dalla contabilità semplificata all’ordinaria proprio per fruire dell’Iri.
Non resta che sperare che si accantoni l’improvvida intenzione, perché le imprese, tutte, anche se piccole, meritano rispetto.
Gli interventi in arrivo con il Ddl di bilancio