Imposte

Irpef, si studia la riduzione delle aliquote medie effettive

<span class="argomento"/>Interventi anche per limitare le variazioni eccessive delle aliquote marginali. Attenzione a giovani e secondi percettori di reddito

di Andrea Dili

Il disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale, approvato dal Consiglio dei ministri dello scorso 5 ottobre, dedica l’articolo 3 alla riforma dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. Proprio sugli indirizzi di riforma dell’Irpef, l’impostazione data dal Governo, seppure in maniera vaga, riflette molte delle indicazioni contenute nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario condotta dalle commissioni finanze di Camera e Senato.

Il percorso individuato dalla delega, infatti, contempla la progressiva evoluzione del sistema verso un modello duale, prevedendo che rimangano generalmente assoggettati all’attuale progressività soltanto i redditi da lavoro, a fronte dell’applicazione di una aliquota proporzionale di tassazione alle altre tipologie reddituali. In particolare, viene precisato che oltre ai redditi derivanti dall’impiego del capitale (anche nel mercato immobiliare), saranno sottoposti alla suddetta aliquota proporzionale di tassazione anche quelli generati «dall’impiego del capitale nelle attività di impresa e di lavoro autonomo condotte da soggetti diversi da quelli a cui si applica l’imposta sul reddito delle società».

In merito a quest’ultimo proposito, occorrerà verificarne le concrete modalità di attuazione, considerando la difficoltà di distinguere redditi di capitale e redditi di lavoro quando vengono generati congiuntamente nell’ambito della medesima attività.

Sarà pertanto necessario attendere i decreti legislativi delegati per comprendere se tale questione verrà risolta attraverso la reintroduzione del regime opzionale Iri – imposta disciplinata dalla legge di bilancio 2017, abrogata prima della sua effettiva entrata in funzione e più volte richiamata nello stesso documento delle commissioni parlamentari – ovvero mediante l’implementazione di un nuovo modello.

Per quanto riguarda l’Irpef, il disegno di legge delega, richiamando il rispetto del principio di progressività, fissa quattro linee di intervento:

la diminuzione delle aliquote medie effettive, al fine di incentivare offerta e partecipazione al mercato del lavoro, attività imprenditoriale ed emersione di redditi imponibili;

la riduzione delle variazioni eccessive delle aliquote marginali;

una particolare attenzione ai giovani e ai secondi percettori di reddito;

il riordino delle deduzioni e delle detrazioni.

A ben vedere, si tratta dei principali temi toccati dagli addetti ai lavori che in questi ultimi mesi si sono cimentati con la riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, evidenziando – quasi unanimemente – che le principali criticità dell’Irpef risiedono nell’alterazione dell’equità orizzontale del modello e nell’andamento irregolare delle aliquote marginali.

L’obiettivo di ridurre le aliquote medie effettive e di armonizzare le aliquote marginali, tuttavia, potrebbe essere raggiunto senza ripristinare l’equità orizzontale dell’imposta – attualmente inquinata tanto dalla traslazione di alcune tipologie di reddito dall’Irpef ai cosiddetti “regimi sostitutivi” come dal varo di bonus e detrazioni non omogenee.

A ben vedere, infatti, nel disegno di legge delega non vi è alcun riferimento diretto né a una eventuale revisione del regime forfettario né a un possibile assorbimento dei bonus dettati a favore dei lavoratori dipendenti, anche se risulta difficile immaginare un intervento di riduzione delle aliquote marginali senza agire su bonus e detrazioni.

Come, analogamente, occorrerà verificare la pratica declinazione della finalità di tagliare le aliquote medie effettive, considerando che – ad esempio – a 16mila euro di reddito, attualmente, l’aliquota media è pari al 6,26% per i lavoratori dipendenti, al 15,35% per i pensionati e al 17,89% per i lavoratori autonomi.

In tal senso, il mero taglio dell’aliquota del terzo scaglione Irpef, ipotizzato da molti addetti ai lavori, potrebbe non essere sufficiente a perfezionare gli obiettivi fissati dalla delega.

Sarà parimenti interessante verificare le concrete modalità con cui verranno declinati i propositi di favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e dei secondi percettori di reddito all’interno del nucleo familiare. Se per i primi potrebbe essere prevista una specifica detrazione sui redditi di lavoro (dipendente o autonomo) prodotti, il tema del secondo percettore di reddito – oggi disincentivato dalla detrazione per coniuge a carico – potrebbe essere risolto utilizzando la soluzione adottata nel documento delle commissioni parlamentari, ovvero introducendo una tassazione temporanea agevolata di ammontare «congruamente superiore alla detrazione per familiare a carico».

L’ultimo tassello fissato dal disegno di legge afferisce all’armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio, e quindi dei redditi di natura finanziaria, con la finalità di limitare le possibilità di elusione dell’imposta. La formulazione della delega – anche in questo caso alquanto generica – potrebbe fare pensare al lodevole intento di superare l’estrema frammentazione degli attuali regimi impositivi, virando verso un modello unitario che includerebbe anche i titoli di Stato.

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