Imposte

Irpef comunale alla cassa: nuove aliquote in 1.100 città

Il saldo ora in scadenza ricalca i 4 scaglioni nazionali. Prelievo medio allo 0,7% tra gli enti che applicano una percentuale unica

Venerdì 30 giugno segna la scadenza del saldo Irpef 2022 e per molti sarà anche il primo appuntamento con la nuova struttura dell’addizionale comunale. Una struttura che in 1.158 centri è stata modificata per ricalcare la nuova Irpef nazionale a quattro scaglioni, in vigore dall’anno scorso. L’adeguamento non era invece necessario nei 5.652 Comuni che applicano l’addizionale Irpef con un’unica aliquota (al massimo allo 0,8% tranne deroghe particolari), ma ciò naturalmente non esclude la possibilità di aumenti rispetto all’anno precedente.

Nelle ultime dichiarazioni dei redditi, l’addizionale comunale ammonta a 5,3 miliardi ed è stata versata da poco più di 26,3 milioni di contribuenti, per un importo medio di 203 euro. A pagare, infatti, sono solo le persone fisiche tenute a versare l’Irpef nazionale. Proprio per questo metodo di tassazione, nell’ultimo decennio il carico fiscale pro capite dell’addizionale è sempre aumentato (era 155 euro nel 2012), anche nell’anno d’imposta 2021 segnato dal Covid in cui il gettito complessivo è leggermente diminuito.

Scaglioni da ripensare

Con la riduzione degli scaglioni Irpef da cinque a quattro (si veda la scheda), i Comuni che avevano cinque aliquote hanno dovuto decidere cosa fare.

Nei 137 centri che non hanno trasmesso in tempo la propria delibera alle Finanze è scattata la tagliola prevista dal decreto Semplificazioni (Dl 73/2022): è stata cioè eliminata d’ufficio la quinta aliquota locale (quella che nel 2021 era prevista oltre i 75mila euro di reddito) ed è stata applicata ai redditi oltre i 50mila euro la vecchia quarta aliquota (che nel 2021 colpiva lo scaglione da 55mila a 75mila euro). Ma il grosso dei municipi ha deciso in tempo, anche per evitare ammanchi di gettito. Cagliari, ad esempio, ha scelto di applicare ai redditi oltre 50mila euro quella che nel 2021 era la quinta aliquota (0,8%), di fatto cancellando la quarta (0,79%).

Le scelte dei grandi centri

Sette Comuni su dieci – 5.652 su 7.904 – regolano l’Irpef locale con un’unica aliquota. Di questi, circa 1.700 prevedono una fascia d’esenzione generalizzata, mentre 80 hanno fasce per categorie specifiche, come i pensionati.

Tra i grandi centri, hanno confermato per il 2022 l’aliquota flat senza esenzioni Palermo, Messina e Reggio Calabria (tutte allo 0,8% per il 2022). A parità di prelievo allo 0,8%, invece, hanno una fascia d’esenzione Catania (7.500 euro), Venezia (10mila), Bari (15mila) e Milano (23mila). Firenze si ferma allo 0,2% con esenzione fino a 25mila euro, mentre Roma – con la deroga per la Capitale – ha l’aliquota allo 0,9% e l’esenzione a 12mila euro.

Nelle delibere per il 2022 ci sono state modifiche a Bologna, dove l’aliquota unica passa da 0,65 a 0,8 per cento. E a Genova e Torino, dove – sfruttando le deroghe per le città metropolitane in disavanzo – si è introdotta l’addizionale a scaglioni con una progressività marcata: entrambe le città hanno il terzo e quarto scaglione con l’1,1% e l’1,2 per cento.

Aliquote flat in aumento

Nei Comuni con l’addizionale in versione flat nel 2022 la media dell’aliquota unica è passata da 0,64% a 0,65% (dove non ci sono fasce esenti) e da 0,69% a 0,7% (negli altri). È salita leggermente anche la soglia d’esenzione, segno che si è cercato di neutralizzare l’effetto dei rincari sui redditi minori.

E nel 2023? È presto per dirlo, perché il termine per approvare i bilanci (e le delibere) scade il 31 luglio. Tra le città maggiori, per ora, Napoli ha elevato l’aliquota unica da 0,8 a 0,9%, aumentando però anche la fascia esente (da 8mila a 12mila euro). Per il resto, tra le delibere adottate finora ci sono anche 26 piccoli Comuni – da Brunico a Casalino – che hanno istituito per la prima volta l’addizionale, che nel 2022 non si è applicata in 1.087 Comuni.

L’effetto di queste decisioni, in ogni caso, si vedrà più avanti, come prevede il meccanismo dell’addizionale. L’acconto riferito all’anno 2022 è stato calcolato sulla base delle aliquote approvate per il 2021; il saldo, invece, deve tenere conto di quelle per il 2022. Allo stesso modo, dallo scorso mese di marzo i datori di lavoro hanno iniziato a trattenere a rate l’acconto relativo all’annualità 2023 basandosi sulle aliquote votate per il 2022.

La rincorsa alla flat tax

La delega per la riforma fiscale attesa questa settimana al voto in commissione Finanze alla Camera (Ac 1038) non contiene specifiche novità per le addizionali. Un effetto indiretto potrà però arrivare da una futura riduzione delle aliquote Irpef nazionali: in questo caso, anche l’Irpef comunale dovrà nuovamente adeguarsi.

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