Adempimenti

Isa negativi con alti costi residuali di gestione

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di Lorenzo Pegorin e Gian Paolo Ranocchi

Indicatori di anomalia da neutralizzare per aumentare il voto Isa. Gli operatori del settore in questi giorni stanno cercando di familiarizzare con il nuovo strumento e i calcoli elaborati dal software Isa. Il dato che emerge dalle elaborazioni è che in presenza di indicatori di anomalia il voto finale è destinato a scendere drasticamente. Del resto, quando si verifica l’anomalia, il singolo punteggio specifico offerto da questi indici, è pari a 1 o nel migliore dei casi può arrivare a 5. È dunque chiaro che in un sistema dove l’esito finale è il frutto della media matematica di più indicatori, la presenza di questi indici di anomalia risulta pericolosa in quanto deprime in maniera significativa il voto finale.

COME LIMITARE GLI EFFETTI DEGLI INDICATORI DI ANOMALIA (clicca qui per consultare il grafico)

Per leggere correttamente il voto finale è necessario entrare nel merito dei singoli indicatori.

Fra gli indici il più gettonato nelle elaborazioni è sicuramente quello relativo all’incidenza dei costi residuali di gestione; come esaminato nella grafica in pagina l’indicatore è calcolato come rapporto percentuale tra i costi residuali di gestione (rigo F23 del modello) e quelli totali ed è volto a misurare che le voci di costo relative agli oneri diversi di gestione e alle altre componenti negative siano una plausibile componente residuale di costo. Va detto che questo indicatore non si “aggiusta” adeguando i ricavi in dichiarazione. Al fine di un suo contenimento occorre compilare in maniera certosina i campi “interni” del rigo F23, poiché il sistema dal totale della spesa sottrae dal confronto i campi da 2 a 7 del modello.

In secondo luogo si consiglia di evitare fin già dalla contabilità la registrazione di importi rilevanti in conti del tipo “spese varie” o “spese generali” essendo preferibile una più attenta valutazione che faccia affluire tali spese in conti più specifici oggetto di rilevazione nella parte alta del modello (per esempio righi F15, F17, F18 dei dati contabili Isa). Fin qui quello che si può fare. Va segnalato tuttavia che in molti casi pratici la presenza di imposte e tasse deducibili, la cui specifica va inserita nel campo “interno” 9 del rigo F23 non permette la sterilizzazione dell’indicatore. Questo perché tale voce, a differenza degli altri campi “di cui” del rigo F23, non è contemplata fra gli elementi da sottrare al totale per il calcolo dell’indice.

Inutile sottolineare che il dispositivo a nostro modo di vedere non è corretto e va a penalizzare situazioni che niente hanno a che fare con anomalie contabili. In tali casi l’unica cosa che rimane da fare è segnalare la situazione fra le annotazioni poste in calce al modello.

In grafica abbiamo indicato altre tre casistiche che si verificano con grande frequenza nelle elaborazioni. A questa si aggiunge anche quella riguardante l’indicatore «analisi dell’apporto di lavoro delle figure non dipendenti» che monitora la corretta compilazione dell’apporto di lavoro delle figure non dipendenti. In altre parole il sistema pesa la plausibilità delle percentuali di lavoro prestato (colonna 2 – quadro A – parte bassa) per ciascuna figura di addetto non dipendente. Per evitare l’anomalia occorre non imputare percentuali troppo basse per gli addetti indicati nel quadro A, il cui livello varia a seconda del settore e della natura giuridica dell’impresa di appartenenza.

Infine si segnala una problematica specifica nell’Isa AG69U comparto costruzioni. Il dato riferito ai bonifici per ristrutturazione tracciato nelle precalcolate (dati importati) riporta le transazioni del 2017 anziché quelle del 2018. Ergo nei casi in cui dovesse scattare l'indicatore di anomalia legato a questa voce il dato va modificato barrando la relativa casella dei dati importati.

Isa, come limitare gli effetti degli indicatori di anomalia

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