Iva, cessione d’azienda, redditi assimilati, gratuità della prestazione e prescrizione
Le sentenze fiscali della Cassazione dal 17 al 21 febbraio 2020
Niente Iva per le tute di lavoro usate durante la somministrazione di alimenti
Nel caso di attività di somministrazione di bevande e alimenti non è assoggettabile ad Iva la fornitura al personale di indumenti da indossare durante l’orario di lavoro da parte del datore di lavoro. Si tratta, infatti, di obblighi contrattuali assunti dall’imprenditore connotati dalla messa a disposizione di strumenti di lavoro al personale in relazione ai quali è impossibile la successiva rivalsa.
● Cassazione, sentenza 3387/2020
No alla cessione con Iva per le merci incluse nel contratto di affitto d’azienda
In caso di affitto d’azienda le rimanenze di merci permangono in capo al concedente e, dunque, non è necessario prevedere a favore dell’affittuario un autonomo atto di cessione assoggettabile ad Iva. In caso di affitto d’azienda, infatti, i beni organizzati in funzione dell’esercizio dell’impresa, ivi incluse le rimanenze di merci, sono sempre da considerarsi unitariamente come complesso aziendale.
● Cassazione, ordinanza 3415/2020
Il ritardo fisiologico nel pagamento non fa tassare in maniera separata i redditi
I redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente corrisposti nell’anno successivo a quello di riferimento non sono ricompresi tra i redditi arretrati soggetti a tassazione separata se il ritardo nella loro corresponsione risulti fisiologico rispetto alla natura del rapporto da cui derivano. Ai fini della delimitazione del fisiologico ritardo, infatti, è sufficiente l’espletamento successivo all’anno di riferimento delle particolari procedure necessarie per la loro quantificazione ed effettiva liquidazione.
● Cassazione, sentenza 3581/2020
La gratuità della prestazione dell’amministratore di una società va esplicitata
Se non è prevista nello statuto sociale, la gratuità della prestazione dell’amministratore di una società deve emergere da una delibera assembleare o del Consiglio di amministrazione, con espressa accettazione dello stesso. Infatti il comportamento concludente di non pretendere il compenso non può equivalere ad un atto di rinuncia. Se anche tale rinuncia fosse tacita, essa dovrebbe comunque essere inequivoca e manifestare in modo univoco la volontà abdicativa del titolare del diritto.
● Cassazione, ordinanza 3657/2020
La prescrizione tributaria si eccepisce col ricorso contro il ruolo notificato
Un’intimazione di pagamento, riferita ad una cartella notificata e non impugnata, può essere contestata solo per vizi propri e non per vizi in grado di rendere nullo o annullabile il ruolo sotteso alla stessa cartella di pagamento presupposta. In caso di mancata impugnazione della cartella volta a fare valere l’eccezione di prescrizione del ruolo, infatti, deve ritenersi che la sua notifica sia idonea ad interrompere i termini prescrizionali, i quali iniziano così a decorrere nuovamente dalla data della notifica predetta, e sono interrotti ulteriormente alla data di notifica dell’intimazione di pagamento.
● Cassazione, ordinanza 3743/2020