L’accisa americana che penalizza le società straniere
Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, le cinque maggiori economie europee, si uniscono nella critica alla riforma fiscale in discussione negli Stati Uniti. E lo fanno proprio nel mezzo dei lavori del vertice della Wto a Buenos Aires, dove le tensioni tra gli Usa e il resto del mondo sono già al centro della scena.
Come funziona l’excise tax prevista nella riforma Usa
I ministri delle Finanze europei hanno inviato una lettera al segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin nella quale chiedono di ripensare le proposte di riforme fiscale all’esame del Congresso giudicandole discriminatorie e dannose per il settore finanziario e per il commercio internazionale. Nel mirino c’è l’excise tax, che si applicherebbe alle transazioni infragruppo delle multinazionali che operano sul mercato americano. In sostanza, se una società (sia questa americana o no) vende un bene, un servizio o un asset di valore superiore a 100 milioni di dollari a una associata negli Stati Uniti, il valore della transazione andrebbe assoggettato a una tassazione del del 20%. Per evitare il balzello, la società potrebbe scegliere di assoggettare il margine realizzato con quella transazione al prelievo ordinario Usa sul reddito d’impresa, che con la riforma sarà portato dal 35 al 20%. Con un vantaggio evidente: nel primo caso l’imponibile sarebbe il fatturato, nel secondo l’utile, con un risparmio d’imposta che si aggira attorno al 90%, secondo alcune stime. Del resto ,l’obiettivo della norma è riportare negli Usa l’enorme massa di profitti che le multinazionali spostano all’estero, magari gondiando il valore delle transazioni infragruppo in modo da sfuggire al fisco.
L’impatto negativo della tassa sulle imprese estere
I ministri delle Finanze dei 5 Paesi europei ritengono che l’excise tax contravvenga le regole della Wto e violi i trattati sulla doppia imposizione perché imporrebbe un prelievo su società estere che non hanno “stabilimento permanente” negli Usa (e quindi non si vedrebbero riconosciuto in patria un credito d’imposta qualora scegliessero volontariamente di assoggettarsi alla corporate tax americana), con effetti negativi sui flussi di investimento tra Ue e Usa. L’excise tax è prevista nella versione della riforma fiscale approvata dalla Camera dei rappresentanti, non è detto che sopravviva quando questa sarà armonizzata con quella del Senato, dove la maggioranza repubblicana è molto fragile. I ministri europei sottolineano poi che un’altra disposizione presente nella riforma, finalizzata a sua volta a limitare l’erosione dell’imponibile Usa, colpirebbe banche e assicurazioni internazionali con attività negli Usa, perché tratterebbe come non deducibili le transazioni infragruppo cross-border e le assoggetterebbe a una tassazione del 10%.