L’addio all’imposta regionale può passare da un’addizionale
L’annuncio del viceministro all’Economia, Luigi Casero, che il Governo sta lavorando a un addio all’Irap cumulandola all’Ires ha riacceso le speranze sul fronte della semplificazione per gli operatori economici. Le argomentazione appaiono fondate. Tant’è che, al netto del costo del lavoro a tempo determinato e degli oneri finanziari, i valori sui quali calcolare i due tributi convergono. Ciò nondimeno, così come prospettata, la strada appare in salita e, senza un reimpianto globale della tassazione, gli effetti distorsivi potrebbero sopravanzare i buoni auspici.
Le questioni aperte
La criticità e i dubbi da scogliere non sono di poco conto: infatti i contribuenti Irap sono una platea ben più ampia di quelli Ires, le basi imponibili sono differenti a seconda del soggetto passivo e le aliquote sono tutt’altro che uniformi sul territorio nazionale.
Da un’analisi dei dati delle dichiarazioni 2015 relative all’anno d’imposta 2014 ( si vedano i grafici ) emerge che su 4,5 milioni di contribuenti, solo il 27% (1,2 milioni) è assoggetto all’imposta su reddito delle società; mentre il 54% (2,4 milioni) è costituito da persone fisiche ed il 19% da società di persone. Un mero intervento in base al quale tale tributo assorba quello regionale, lascerebbe aperta la questione Irap per oltre 3,2 milioni di soggetti Irpef, per i quali non è stato chiarito se vi sia l’intento di prevederne l’esclusione oppure lasciare lo status quo. Entrambe le ipotesi creerebbero effetti distorsi, la prima anche di gettito (i soggetti non Ires, con 12,7 miliardi di euro, garantiscono solo il 42,4% delle entrate Irap) e la seconda di semplificazione a metà (una cospicua platea di soggetti continuerebbero a effettuare tale adempimento).
Vi è, inoltre, un’ulteriore criticità rappresentata dall’articolazione territoriale dell’imposta ( si vedano i grafici ), la quale, sia per garantire autonomia impositiva alle regioni ed alle province autonome di Trento e Bolzano sia per vincoli di bilancio del sistema sanitario, si è tradotta in una forte differenziazione dell’aliquota reale, che oscilla dall’1,1% della Sardegna al 5,0% di Campania e Lazio. Un’imposta unica rappresenterebbe, quindi, un forte limite alla libertà di manovra della leva fiscale per i singoli enti.
L’addizionale a parità di gettito
In attesa del tanto auspicato riordino della tassazione diretta, potrebbe risultare di immediata praticabilità l’eliminazione del tributo Irap per tutte le tipologie di contribuenti esercenti attività d’impresa e lavoro autonomo, introducendo, in una prima fase a parità di gettito, un’addizionale regionale da applicare sulle medesime basi imponibili (ad esempio rigo RE23 UNPF, RG34 UNSP, RF63 UNSC). Così facendo si otterrebbero i benefici della semplificazione e della riduzione degli adempimenti (4,4 milioni di contribuenti sarebbero sollevati dalla dichiarazione Irap), lasciando autonomia impositiva ai singoli enti locali.
La fotografia delle dichiarazioni Irap 2015