L’esempio dell’Irap serva anche alle perdite su crediti
Ricordo ancora la crescente ilarità dei colleghi del comitato fiscale europeo del 1998, quando – presentando il neonato tributo chiamato Irap, che il legislatore aveva voluto classificare nelle imposte sui redditi – ne illustrai la base imponibile in termini di sommatoria di quattro elementi: utile dell'esercizio, costo del lavoro, oneri finanziari, perdite su crediti.
Sappiamo bene che la base imponibile secondo la legge non è additiva ma sottrattiva, in quanto gli ideatori pensavano forse che il contribuente non si sarebbe accorto della vera consistenza del tributo, che si capisce solo facendo la somma dei quattro elementi.
Non è un segreto che l'introduzione dell'Irap abbia ridotto la consistenza del lavoro dipendente – una indagine dell'università di Ancona stimò una perdita di 2mila posti di lavoro solo nelle Marche – sia per la trasformazione del rapporto in finta partita Iva (è sicuramente anomalo che nel nostro Paese se ne aprano ancora mezzo milione all'anno), sia per il rilevante incentivo a delocalizzare la produzione all'estero. I beni che nascono fuori dal nostro Paese incorporano necessariamente il valore della forza lavoro, ma in termini di base imponibile per questo tributo sono totalmente deducibili, avendo la mera natura di acquisto.
Un primo passo contro gli effetti distorsivi dell'Irap è stato certamente quello di averne consentito la deduzione dall'imponibile reddituale, relativamente alla quota della base Irap originata dal costo del lavoro. In tal modo il tributo (verrebbe da dire regionale, ma è pacifico che sia un'imposta nazionale, devoluta alle singole regioni) ha oggi le stesse caratteristiche dei contributi sanitari, che furono soppressi nel 1998.
Ben venga quindi l'annunciata eliminazione del costo del lavoro subordinato dal calcolo dell'Irap, il che consentirà di rimuovere gli inconvenienti che sono sotto gli occhi di tutti.
E, già che ci siamo, togliamo anche le perdite su crediti: chi è in difficoltà economiche e finanziarie per questo evento sempre più devastante per chi deve incassare, non deve avere anche la beffa di pagare un'imposta su questo componente negativo di reddito.