Controlli e liti

La solidità dell’azienda non blocca la misura

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di Laura Ambrosi

Il sequestro preventivo, volto a garantire l'eventuale successiva confisca, ha quale unico presupposto la sussistenza di un'ipotesi di reato tributario, con la conseguenza che per la sua richiesta non influisce né l'assenza di fraudolenza né la solidità patrimoniale del contribuente. Pertanto, l'eventuale buona fede ovvero l'elevata disponibilità di somme di denaro o altri beni idonei a garantire in caso di accertamento della responsabilità il debito che il contribuente ha con l'erario, non sono sufficienti ad evitare la misura cautelare.

Recentemente (Cassazione 35786/2017) è stato anche precisato che non è necessario il pericolo della dispersione del patrimonio e pertanto il giudice è tenuto a verificare semplicemente che i beni rientrino nelle categorie delle cose oggettivamente suscettibili di confisca.

Amministratore o società

Una delle questioni più dibattute riguarda il soggetto nei cui confronti va disposto il sequestro. La problematica è particolarmente delicata perché, in presenza di violazioni tributarie costituenti delitto commesse da una società, il beneficio illecito spesso non è conseguito dal rappresentante legale (in genere l'amministratore) ma dall'impresa e dai soci.

Sul punto sono intervenute le Sezioni unite penali (sentenza 10561/2014) secondo cui il sequestro può essere disposto anche sui beni del legale rappresentante della società ma occorre distinguere il caso del sequestro “diretto” da quello “per equivalente”.

Nella prima ipotesi la misura cautelare riguarda denaro o beni direttamente riconducibili al profitto del reato. Nella seconda, invece, la confisca è correlata all’impossibilità di aggredire ciò che presenta un nesso di derivazione qualificata con il reato, con la conseguenza che si aggrediscono beni per un valore corrispondente.

Nei confronti di una società è consentito esclusivamente il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro o di altri beni fungibili o di beni direttamente riconducibili al profitto del reato. È escluso il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente relativo a beni della persona giuridica, salvo che quest'ultima non sia un mero schermo fittizio.Verso il rappresentante legale della società (il reo) sono ammesse invece entrambe le misure cautelari.

Prima le somme della società

Seguendo un orientamento più garantista della Suprema corte, nei reati tributari il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto sui beni personali degli amministratori solo nell'ipotesi in cui il profitto (o i beni ad esso direttamente riconducibili) non sia più nella disponibilità dell'ente (Cassazione 30486/2015). Il Pm è quindi legittimato alla richiesta di sequestro per equivalente nei confronti del rappresentante legale, solo all'esito di una valutazione allo stato degli atti in ordine alle risultanze relative al patrimonio della società.

Non è necessario un vero e proprio accertamento, ma il Pm non ha in ogni caso la libertà di scelta tra il sequestro diretto sull'ente e quello sui beni del legale rappresentante, poiché quest'ultimo si può chiedere solo all'esito di una valutazione quanto meno sommaria (6053/2017).

Cassazione, sentenza n. 35786/2017

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