Imposte

La Tari gonfiata finisce in contenzioso

di Gianni Trovati

La questione della tassa sui rifiuti “gonfiata” nelle bollette di molte città promette di inondare gli uffici di Comuni, commissioni tributarie e Tar con i ricorsi dei contribuenti, promossi a gruppi anche dalle associazioni come il Movimento difesa del cittadino che stanno lanciando campagne sul tema. Le richieste di rimborso per la Tari pagata in eccesso possono guardare fino a 5 anni indietro, termine oltre il quale la spugna della prescrizione lava colpe ed errori tributari. I Comuni che hanno inciampato nei calcoli sbagliati possono correggersi in autotutela. Utilitalia, l’associazione delle aziende di servizi pubblici, coglie il tema per rilanciare la richiesta di un’Authority di settore. «Con una delle normative più instabili d’Europa – spiega il suo presidente, Giovanni Valotti –, nel paese degli 8mila Comuni è impensabile che non si facciano errori. Serve un regolatore indipendente capace di tutelare i cittadini fissando standard di qualità e un sistema tariffario certo».

Ad accendere la nuova battaglia nel già accidentato terreno della tassa rifiuti, come raccontato sul Sole 24 Ore del 19 ottobre, è l’illegittima moltiplicazione della “quota variabile” alle pertinenze dell’abitazione, cioè a box e cantine che in molti Comuni finiscono per essere trattati come altrettanti appartamenti. Il calcolo illegittimo si affaccia in città come Milano, Genova, Ancona o Napoli, e ritorna in molti centri medi e piccoli. Ma quella quota, come spiegato dal sottosegretario all’Economia in commissione Finanze alla Camera rispondendo a un’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle (Giuseppe L’Abbate), va applicata una volta sola a tutto l’immobile, quindi alla casa e agli eventuali garage, cantine o solai a questa collegati.

La battaglia tecnica ha concretissime traduzioni in euro, e per capirle basta guardare come funziona la Tari. La bolletta poggia su due gambe: la «quota fissa», per esempio 2 euro al metro quadrato, e quella «variabile», parametrata al numero di persone che abitano l’immobile (per esempio 100 euro per i single, 110 per le coppie e così via); il meccanismo serve a collegare il conto alla quantità di rifiuti smaltiti, che cresce quando aumentano le persone. Tutto il meccanismo andrebbe applicato una sola volta a immobile, sommando le superfici di abitazioni e pertinenze per la quota fissa e aggiungendo poi quella variabile. Se però, con il sistema bocciato ufficialmente dal Mef, la quota variabile viene ripetuta per box e cantine, la bolletta si gonfia.

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