Le disponibilità patrimoniali della sfera privata possono essere un indizio
Le disponibilità patrimoniali rientranti nella sfera privata del contribuente possono rappresentare un valido indizio per giustificare l’accertamento fondato sullo scostamento dal risultato di Gerico. Si tratta, infatti, di elementi che possono sostenere la tesi dell’antieconomicità dell’attività di impresa e quindi l’inattendibilità delle scritture contabili.
A confermare questo orientamento è la Corte di Cassazione con l’ordinanza nr. 20632 depositata ieri.
L’Agenzia delle Entrate rettificava il reddito di un’impresa individuale nel presupposto dello scostamento pluriennale dai risultati di Gerico, avvalorato da una serie di ulteriori elementi.
Gli atti impositivi venivano impugnati dinanzi al giudice tributario che in primo grado annullava parzialmente la ripresa, mentre in sede di appello, confermava la correttezza della rettifica dell’Ufficio.
Il contribuente ricorreva così in Cassazione lamentando un’errata applicazione delle norme in tema di accertamenti alle persone fisiche, in assenza di prove.
La Suprema Corte, confermando la decisione della Ctr, ha innanzitutto ribadito che l’Amministrazione finanziaria, in presenza di contabilità formalmente regolare, ma inattendibile per l’antieconomicità del comportamento del contribuente, può desumere il reddito in via induttiva sulla base di presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti.
La Cassazione, in tale contesto, ha precisato che nella prova per presunzioni, il giudice deve in primo luogo, valutare analiticamente gli elementi indiziari e scartare quelli privi di rilevanza; secondariamente, deve accertare se tutti gli elementi presuntivi isolati siano concordanti e se la loro combinazione sia in grado di fornire una valida prova.
In altre parole, occorre una valutazione complessiva di tutti gli elementi indiziari riportati nell’accertamento.
Nella specie, i giudici di legittimità hanno rilevato che il collegio di appello aveva adeguatamente valutato le prove.
L’Agenzia, infatti, partendo dai continui scostamenti dagli studi di settore, aveva riscontrato l’inattendibilità delle scritture contabili sia per la costante scarsa redditività dell’impresa e sia per una pluralità di violazioni in materia di emissione di scontrino fiscale.
Tale quadro indiziario era poi stato contrapposto alle proprietà patrimoniali del contribuente, le quali, quindi, risultavano ingiustificate.
In altre parole, la posizione personale/familiare complessiva del contribuente risultava incoerente rispetto all’unica fonte reddituale derivante dall’attività di impresa.
Il giudice di appello aveva adeguatamente valutato tutte le prove e le aveva ritenute sufficienti per giustificare la ripresa a tassazione operata dall’Ufficio.
Cassazione, VI sezione civile, ordinanza 20362 del 31 agosto 2017