I temi di NT+Le massime di Cassazione

Le sentenze di Cassazione su accertamento integrativo, inerenza dei costi e fatture inesistenti

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di Luca Benigni e Ferruccio Bogetti

Accertamento integrativo in aumento, serve una nuova motivazione

In caso di integrazione o di modifica dell’originario avviso di accertamento, si genera rispetto a quella iniziale una nuova pretesa impositiva. Nel caso in cui siano presenti dei maggiori importi accertati (variazione positiva), essa deve essere formalizzata attraverso l’adozione di un nuovo atto impositivo che, sostituendosi a quello originario, indichi altresì, i nuovi motivi di fatto di cui è sopravvenuta la conoscenza, che hanno determinato l’aumento degli importi accertati. Per contro, laddove siano presenti dei minori importi accertati (variazione negativa), non sono necessarie forme o motivazioni particolari, non essendo integrata una nuova pretesa tributaria, sempreché le modificazioni non introducano elementi innovativi che modificano il fondamento dell’originario rapporto giuridico d’imposta.

Cassazione, ordinanza 39808/2021

L’accertamento della società annullato in autotutela travolge in ogni caso quello dei soci

In caso di redditi tassati per trasparenza, l’unicità del fatto costitutivo della pretesa impositiva si sostanzia nel rapporto di diretta derivazione della rettifica del reddito dei soci ai fini Irpef dalla rideterminazione del reddito della società di persone a cui questi appartengono, che ne costituisce dunque il presupposto. Pertanto l’annullamento in autotutela dell’atto impositivo societario ha sempre effetto sull’accertamento emesso nei confronti del socio anche se, in caso di sua chiamata in causa o intervento volontario, in diverse fattispecie. Se sia già decorso il termine di decadenza per l’impugnazione in base al comma 6 dell’articolo 14 del Dlgs 546 del 1992; non siano stati autonomamente impugnati i capi della pronuncia che lo riguardavano; la pretesa formata nei suoi confronti sia stata confermata con sentenza già passata in giudicato.

Cassazione, ordinanza 39817/2021

Proventi accessori delle opere ultrannuali tassabili non meno del 50%

Ai fini della determinazione del reddito d’impresa per le opere, forniture e servizi ultrannuali, costituiscono maggiorazioni di prezzo tassabili nell’anno della richiesta, in misura non inferiore al cinquanta per cento del loro ammontare, i proventi accessori al contratto, i servizi per corrispettivi aggiuntivi e gli aumenti del costo dei materiali o della manodopera, se essi determinano un aumento superiore al decimo del prezzo contrattuale complessivo convenuto. Infatti per queste maggiorazioni di prezzo, originandosi dal contratto e/o da una norma, sussiste la certezza della pretesa. E ciò diversamente dai proventi riferiti alle «riserve di cantiere» e/o a quelli relativi alle «varianti in corso d’opera», le quali non sono tassabili nell’anno della richiesta in misura non inferiore al cinquanta per cento del loro ammontare, perché non sono assimilabili alle maggiorazioni di prezzo,

Cassazione, sentenza 40049/2021

Atto di classamento motivato solo se esplicita i vantaggi ritraibili dal singolo immobile rispetto alla microzona

Non è motivato l’atto di classamento che rimanda alla revisione generalizzata del classamento degli immobili insistenti in una determinata microzona, perché deve sempre essere indicata la specificazione dei vantaggi ritraibili concretamente dal singolo immobile oggetto di nuovo classamento rispetto ai miglioramenti della qualità del contesto urbano.

Cassazione, sentenza 40228/2021

Per la decadenza dell’accertamento si guarda alla data di partenza della notifica

Ai fini della notifica degli atti impositivi e dell’osservanza dei termini di decadenza dell’Amministrazione per l’esercizio del potere impositivo, trova applicazione il principio della scissione soggettiva degli effetti della notificazione sancito per gli atti processuali dalla giurisprudenza costituzionale e per gli atti tributari dall’articolo 60 del Dpr 600 del 1973. Infatti non ostano né la peculiare natura recettizia di tali atti e neppure la qualità del soggetto incaricato della loro notificazione, ed ai fini del rispetto del termine di decadenza, a cui è tenuta l’Amministrazione, assume rilevanza la data in cui essa ha posto in essere i necessari adempimenti per la notifica dell’atto, e non quello successivo di conoscenza dello stesso da parte del contribuente.

Cassazione, Sezioni unite, sentenza 40543/2021

Va provata l’inerenza dei costi dei rottami anche se acquistati da privati

L’attività di commercio di rottami, prelevati porta a porta dalle famiglie residenti in zone rurali, ancorché senza alcun obbligo di conservazione della documentazione relativa agli acquisti, non esonera l’imprenditore dall’onere di documentare i costi relativi. Questo in quanto, anche se l’obbligo di conservare le fatture non si applica per acquisti effettuati presso soggetti, come ambulanti e privati, perché non tenuti ad emetterle, sussiste però sempre nei confronti dell’Amministrazione sempre l’obbligo di provare l’inerenza dei costi dell’attività imprenditoriale per poterli dedurre nella determinazione del reddito d’impresa.

Cassazione, ordinanza 40625/2021

Fatture soggettivamente inesistenti con regime probatorio a due tempi

Se l’Amministrazione contesta che la fatturazione attiene a operazioni soggettivamente inesistenti, essa ha l’onere di provare che il contribuente, usando la diligenza richiesta dalla qualifica professionale ricoperta, sarebbe venuto a conoscenza della sostanziale inesistenza del contraente. Una volta che tale onere probatorio sia stato assolto dall’Amministrazione, spetta poi al contribuente fornire la prova contraria e cioè di avere adottato tutte le cautele ragionevolmente esigibili da un operatore professionale. Ciò serve per far fondatamente escludere che le operazioni non potessero farlo partecipare ad un’evasione d’imposta, tenuto conto di alcuni fattori, quali il contesto commerciale in cui esse si sono svolte, la loro tipologia, entità e ripetitività.

Cassazione, sentenza 40690/2021