Le sentenze di Cassazione su avvisi bonari, autotutela e crediti Iva nella liquidazione
Tassati i vantaggi per danni evitati nella procedura fallimentare
L’amministratore della società poi fallita, che, da una parte, la finanzia in qualità di socio e, dall’altra, provvede poi come amministratore nel periodo sospetto al rimborso del proprio credito postergato in spregio alla par condicio creditorum, genera un doppio effetto: dal punto di vista fallimentare, il già amministratore evita a sé stesso un danno patrimoniale; dal punto di vista reddituale, consegue un provento da assoggettare a tassazione. Ciò perché anche i vantaggi patrimoniali, conseguenti all’avere evitato un danno, rappresentano proventi derivanti da fatti illeciti, che sono da sottoporre a tassazione ai fini delle imposte sui redditi, anche se non utilmente classificabili nelle categorie reddituali in base all’articolo 6 del Tuir.
• Cassazione, ordinanza 28629/2021
La condotta illecita si prova anche nel processo tributario
La sospensione della riscossione per omesso, insufficiente o ritardato, versamento d’imposta a causa della condotta illecita, penalmente rilevante, del Professionista che ha agito in costanza del proprio mandato professionale, come prevista dall’articolo 1 della legge 423 del 1995, deve essere interpretata in coerenza con quanto dettato dal sopravvenuto articolo 6 del Dlgs 472 del 1997. Più precisamente, la non punibilità del contribuente può essere dimostrata attraverso la prova non solo in fase di riscossione, ma anche in sede contenziosa, perché non è più necessario il rispetto degli adempimenti formali della legge 423 del 1995, ovvero la presentazione dell’istanza di sospensione dell’esecuzione e l’allegazione della denuncia di reato all’autorità giudiziaria. Pertanto al contribuente basta provare di avere fornito al professionista incaricato, poi denunciato all’autorità giudiziaria, da una parte, la provvista di quanto dovuto all’Erario e, dall’altra d’avere altresì vigilato sul puntuale adempimento del mandato.
• Cassazione, Sezioni Unite, ordinanza 28640/2021
Controllo automatizzato, stop all’avviso bonario per i tributi dichiarati
In caso di mancato versamento di somme esposte nella dichiarazione fiscale, la notifica del ruolo, tramite cartella esattoriale, è comunque legittima anche se non viene comunicato, prima dell’iscrizione a ruolo, l’esito del controllo automatizzato. Se non sussistono incertezze sugli aspetti rilevanti della dichiarazione, tale comunicazione preventiva è allora necessaria solo se dalla dichiarazione tributaria emergono errori.
• Cassazione, ordinanza 28773/2021
Accessi domiciliari, autorizzazione del Pm solo con gravi indizi
L’autorizzazione del Pm necessaria per l’accesso dell’Amministrazione o della Guardia di Finanza deve essere, sia pure concisamente, motivata con riferimento alla presenza di gravi indizi di violazioni fiscali soltanto laddove si tratti di locali adibiti in via esclusiva ad abitazione del contribuente e non anche in caso di locali adibiti promiscuamente anche ad abitazione. Questo provvedimento amministrativo, che si inserisce nella fase preliminare di formazione dell’atto impositivo, ha solo lo scopo di verificare, da una parte, che gli elementi in possesso dell’Amministrazione siano consistenti e idonei ad integrare i gravi indizi e, dall’altra, a conciliare la rilevanza costituzionale dell’inviolabilità del domicilio con l’esigenza di acquisire gli elementi di riscontro della supposta evasione per evitare il loro occultamento e/o la loro distruzione.
• Cassazione, ordinanza 28804/2021
Bilancio di liquidazione, per il rimborso del credito basta la contabilità Iva
Non è condizionato dall’esposizione nel bilancio finale il credito Iva chiesto a rimborso dalla società in liquidazione a seguito della presentazione della dichiarazione Iva dell’ultimo anno di attività. Intanto l’efficacia probatoria dei libri sociali conseguente alla normativa civilistica attiene ai rapporti di debito/credito dell’impresa. Poi la contabilità Iva documenta comunque il debito fiscale rendendone possibile il controllo da parte dell’Amministrazione, anche se non ha alcuna efficacia probatoria in tali rapporti.
• Cassazione, ordinanza 28928/2021
L’adesione integrale al Pvc blocca il ricorso contro l’accertamento
L’adesione integrale del contribuente al processo verbale di constatazione (pvc) si applica soltanto ai rilievi sostanziali da cui traggono origine la maggiore imposta e le relative sanzioni e quindi vanno esclusi i rilievi per cui non viene immediatamente quantificata una pretesa. Pertanto l’adesione del contribuente alla pretesa così come quantificata nel processo verbale di constatazione impedisce all’Amministrazione di notificare un successivo atto impositivo ed il conseguente atto di definizione dell’Amministrazione non può più essere impugnato innanzi al giudice tributario. In via residuale la tutela giurisdizionale esperibile può riguardare soltanto l’atto di definizione nel quale l’Amministrazione non abbia correttamente determinato la maggiore imposta rispetto al contenuto dello stesso processo verbale di constatazione.
• Cassazione, ordinanza 29036/2021
No all’impugnazione contro l’autotutela che riduce la pretesa tributaria
Non può essere impugnato nel merito davanti al giudice tributario l’annullamento parziale adottato dall’Amministrazione in sede di autotutela avente portata riduttiva, ovvero che ha ridotto l’importo della pretesa già originariamente quantificata nell’atto impositivo definitivo. Questo perché esso non comporta alcuna lesione degli interessi del contribuente rispetto al quadro già a lui noto in conseguenza della sua mancata opposizione all’atto impositivo definitivo. E ciò diversamente dal provvedimento di portata ampliativa rispetto all’originaria pretesa dell’atto impositivo definitivo, per il quale è ammessa la tutela giurisdizionale.