Controlli e liti

Liti fiscali, rottamazione «sganciata» dalla definizione dei ruoli

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di Marco Mobili e Gianni Trovati

La rottamazione delle liti fiscali sarà aperta a tutti i contribuenti, a prescindere dall’adesione o meno alla puntata precedente delle «definizioni agevolate», quella relativa alle cartelle esattoriali. Nell’ultima versione del decreto con la manovrina, spedito ieri sera al Quirinale dopo un lungo lavorio sulla quadratura dei conti e ora atteso per la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» la prossima settimana, salta il gancio che nelle prime ipotesi aveva collegato le due rottamazioni prevedendo la possibilità di rottamare la lite solo per chi aveva chiuso anche la partita delle cartelle nelle imposte a cui il meccanismo era applicabile.

Un collegamento, quello fra le due rottamazioni, parecchio problematico fin dall’inizio per semplici ragioni di calendario, ma reso impossibile anche dal passare dei giorni fra l’approvazione «salvo intese» nel consiglio dei ministri dell’11 aprile e l’entrata in vigore del decreto, ormai successiva al termine scaduto ieri per aderire alla rottamazione delle cartelle. Trova invece conferma, come anticipato su queste pagine, il meccanismo della definizione agevolata delle liti che prevede il versamento in unica soluzione per importi fino a 2.000 euro e la possibilità di saldare il conto in tre rate, con l’ultima in scadenza il 20 giugno 2018.

Ad allungare i tempi della pubblicazione è la complessità stessa del provvedimento, che insieme alla correzione chiesta da Bruxelles ha imbarcato un ampio ventaglio di norme eterogenee, dal terremoto agli enti locali, dal pacchetto crescita fino appunto alle nuove regole fiscali. Anche per questo non è stato semplice arrivare ai numeri definitivi della relazione tecnica e alla distribuzione dei tagli semi-lineari ai diversi ministeri, chiamati a sostenere la correzione insieme alle misure sulle entrate concentrate sull’estensione dello split payment e alla stretta sulle compensazioni (che dovrebbero portare quasi un miliardo nelle casse dello Stato).

Proprio lo «split payment 2.0», esteso ai professionisti e applicato anche dalle società controllate direttamente o indirettamente dalla Pa e dalle maggiori quotate, sarà sicuramente al centro del dibattito in Parlamento. Prima di ragionare sulle modifiche, rese complicate dall’entità delle risorse (circa 1,3 miliardi) attese dalle nuove regole, c’è il fatto che lo split nuovo modello nasce da un confronto serrato con la Ue, in particolare sulla garanzia sui rimborsi da assicurare entro tre mesi ai contribuenti che ne hanno diritto. Nell’ottica dei professionisti, poi, la loro inclusione nel sistema delle fatture senza Iva stride con il fatto che ai loro compensi è applicata la ritenuta alla fonte, e proprio questo aspetto era stato alla base del fatto che il primo split li ha “risparmiati”.

Il capitolo anti-evasione contempla anche i nuovi limiti alle compensazioni di imposte dirette e Iva: la formulazione attuale sposta di fatto a ottobre la possibilità di “spendere” i crediti , mettendo in fuori-gioco i contribuenti che, come da prassi, hanno già utilizzato le somme in compensazione in attesa di indicarle in dichiarazione.

L’elenco delle regole da correggere, d’altra parte, è già in formazione, e vede per esempio la cosiddetta “tassa AirBnb”, cioè la cedolare secca del 21% sugli affitti brevi fino a 30 giorni. La norma oggi prevede l’applicazione della cedolare «a decorrere dal 1° luglio», insieme alla trasformazione dell’intermediario in sostituto d’imposta per la raccolta della tassa. Solo questa seconda parte, secondo quanto segnalato da Confedilizia sulla base dei primi testi circolati, rappresenta la vera novità, chiamata a rendere effettiva una cedolare sugli affitti turistici che era già applicabile prima. Una decorrenza della cedolare dal 1° luglio, quindi, potrebbe mettere a rischio di accertamenti i (pochi) proprietari che già in passato hanno registrato l’affitto e applicato la cedolare, come consentito a suo tempo anche dall’agenzia delle Entrate.

Anche sui giochi, dai quali si attende un contributo importante, ci sono aspetti da chiarire, a partire dal debutto effettivo dell’aumento del «prelievo erariale unico» (Preu) dal 17,5% al 19% sulle new slot e dal 5,5% al 6% sulle Videolottery (Vlt). I testi oggi disponibili non indicano una data, e quindi le nuove percentuali dovrebbero in teoria essere applicate dall’entrata in vigore del decreto (cioè nel giorno della sua pubblicazione in Gazzetta): un’ipotesi tecnicamente impossibile perché la modifica del prelievo impone di aggiornare i sistemi automatici di oltre 400mila macchinette sparse in tutta Italia.

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