Liti, maxi-rottamazione per Gedi
Con una maxi-rottamazione di lite tributaria il gruppo editoriale Gedi (tra gli altri: La Repubblica, L’Espresso, La Stampa, Il Secolo XIX) ha deciso di chiudere un contenzioso quasi trentennale con l’amministrazione.
Il cda ha deliberato infatti di pagare 175,3 milioni di euro per neutralizzare il rischio di soccombenza nel nuovo giudizio di Cassazione, dopo quello del 2007, che avrebbe comportato un conto più che doppio a quota 380,7 milioni. La somma di 175 milioni è molto significativa anche per l’Erario se è vero che le stime di gettito iniziali dell’razione prevedevano un incasso di 400 milioni.
All’origine del tortuoso braccio di ferro con l’Agenzia, già approdato in ripetuti gradi di merito - dopo l’archiviazione penale sugli stessi fatti nel 1999 - erano i benefici fiscali derivanti dalle operazioni di riorganizzazione societaria sulla spartizione del Gruppo Mondadori del 1991 (in particolare, i benefici della fusione per incorporazione di Editoriale La Repubblica spa in Cartiera di Ascoli spa), oltre ai benefici su operazioni di usufrutto azionario con soggetti esteri, relativi al credito d’imposta sui dividendi e delle relative ritenute, oltre che agli interessi maturati.
Sconfitta due volte davanti alle Commissioni tributarie, nel ’98 e nel 2000, l’Agenzia era stata rimessa in gioco dalla Cassazione sette anni più tardi «per meri profili procedurali e non pregiudicando in alcun modo il merito», si legge nell’ultima semestrale del Gruppo. Tuttavia da lì l’amministrazione ha nuovamente contestato la sostenuta condotta elusiva sulle operazioni di riorganizzazione societaria, posizione poi «inaspettatamente» avallata dalla Ctr che, cinque anni fa, aveva spiccato il conto finale: 380,7 milioni, di cui 121,4 di maggiori imposte, 137,9 di interessi e ancora 121,4 per sanzioni. Contro questo verdetto il Gruppo aveva interposto il ricorso per Cassazione e contestualmente richiesto nelle more la sospensione degli effetti, accordata.
Se è vero che il contribuente ha continuato ad affermare - ancora ieri - la legittimità delle operazioni fiscali nella fusione, la capogruppo ha confermato la valutazione processuale del grado di rischio «probabile» sulle operazioni di usufrutto azionario (nonostante il verdetto favorevole della Ctr), e ha qualificato come «possibile» il rischio in Cassazione legato alle operazioni di ristrutturazione societarie, per le quali è già risultata soccombente nel merito. Da qui la decisione di accedere alla rottamazione della lite (decreto 50/2017) anche perchè, spiega la società in una nota, la perdita di esercizio conseguente al pagamento della pendenza «trova integrale copertura nelle riserve disponibili di patrimonio netto, senza intaccare in alcun modo il capitale sociale».