Imposte

Manovra, salva calcio in 60 rate verso l’ok ma salta lo scudo sui reati fiscali

Debiti col fisco pagabili in cinque anni a patto di versare le prime tre rate entro dicembre

di Marco Mobili e Gianni Trovati

«Vittoria». Arriva con l’esultanza della capogruppo Pd Debora Serracchiani la notizia che lo scudo contro i reati fiscali per chi aderisce alla diluizione in 60 rate dei debiti altrimenti da versare in soluzione unica entro il 22 dicembre non entrerà in manovra. «Bene, ma non ci fermeremo qui», rilancia il leader M5S Giuseppe Conte.

Intorno allo scudo il lavoro nel governo è stato intenso, ma non esattamente coordinato: da un lato il viceministro alla Giustizia, che premeva per una copertura più ampia possibile da realizzare con l’esimente penale collegata al versamento delle rate e della sanzione a forfait al 3%, e dall’altra il ministero dell’Economia che prospettava soluzioni più limitate per evitare di interessare i casi più gravi e in particolare le frodi. Il tutto in un traffico di correttivi già reso caotico dalle continue altalene fra Parlamento e governo, che alla fine ha convinto ad accantonare il dossier. Che però non muore: se ne potrebbe riparlare presto, in un prossimo decreto legge.

Tutto parte dalla girandola della norma nata intorno alle società di calcio, poi estesa alle altre imprese per tornare alla fine a interessarsi in via esclusiva di federazioni e società sportive. Il problema nasce dalla fine della sospensione dei versamenti di Iva e ritenute rilanciata esattamente un anno fa con la legge di bilancio per il 2022 (comma 923 della legge 234/2021). In questi mesi, allungati dai decreti Aiuti che hanno cadenzato tutta l’attività del governo Draghi, i club del pallone hanno cumulato un debito da 889 milioni, che senza nuovi interventi sarebbero stati da pagare in soluzione unica entro domani.

Di qui il paracadute infilato a forza alla Camera nella legge di bilancio. Che permette di allungare i tempi di pagamento in cinque anni, a patto di pagare le prime tre rate entro il 31 dicembre. La fretta è testimoniata anche da questo incrocio di date, che affida a una legge di bilancio destinata a entrare in vigore dal 1° gennaio la definizione di obblighi da onorare nei prossimi giorni. Ma non è il caso di sottilizzare.

Le 60 rate mensili sono accompagnate da una mini-sanzione, che alza il conto finale del 3 per cento.

Già in questa versione, la norma non accende gli entusiasmi della Lega e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che aveva posto il parere contrario del Mef giudicando inopportuno un intervento su misura del pallone mentre molte altre categorie colpite dalla crisi inflattiva hanno dovuto ingoiare delusioni da una manovra largamente vincolata dalla proroga delle misure per il caro-energia.

Per questa ragione ai piani alti di Via XX Settembre si era ipotizzata una versione più estesa del paracadute, da applicare a tutte le imprese in crisi con la ripresa della riscossione. Ipotesi però caduta per la complessità tecnica e finanziaria di un meccanismo del genere, che all’ultima curva ha quindi dovuto cedere il passo al salva-calcio originale.

La contrarietà del Mef ha contato parecchio però nello stop alla seconda puntata, che avrebbe fatto scattare l’esimente penale ai club che onoreranno il nuovo piano di rateazione. Le idee circolate nei giorni scorsi erano partite da una sanatoria limitata agli errori formali, ma si erano presto ingigantite fino a coprire omesse e infedeli dichiarazioni, omessi versamenti di ritenute e Iva e indebite compensazioni. Troppo, all’interno di una legge di bilancio che ha già aperto parecchio ai contribuenti in difficoltà con le varie forme di tregua fiscale, e che è entrata nel terreno minato dell’anti-evasione con le norme sul Pos sulle quali si è registrata l’altra marcia indietro del governo.

La storia, però, non finisce qui. Perché gli interessi in gioco sono molti, e con 889 milioni di debito complessivo il superamento delle soglie che fanno scattare i reati fiscali sono qualcosa di più di un rischio ipotetico. Se ne riparlerà presto, in uno dei prossimi decreti legge, destinati però ad affacciarsi proprio mentre il governo avvierà ufficialmente i lavori sulla delega per la riforma fiscale da presentare in consiglio dei ministri all’inizio del prossimo anno.

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