Controlli e liti

Multe e Imu, rottamazione e stralcio a tutto campo

Un emendamento del governo al Milleproroghe sposta al 31 marzo i termini per la decisione e permette di azzerare anche sanzioni e interessi

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Il governo allarga drasticamente i confini di stralcio e rottamazione delle entrate comunali. Lo fa con un emendamento al Milleproroghe in discussione al Senato, che modifica i meccanismi della tregua fiscale in fatto di multe, Imu e altre entrate locali con tre mosse.

Prima di tutto slitta al 31 marzo il termine, scaduto martedì scorso, entro il quale i sindaci avrebbero potuto stoppare lo stralcio parziale delle loro entrate, che nel caso dei tributi era limitato all’azzeramento di sanzioni interessi o dei soli interessi per le multe (che sono sanzioni in sé). Proprio questo aspetto è investito dalla seconda modifica preparata dal ministero dell’Economia: perché entro la fine di marzo i sindaci potranno ora decidere, spiega l’emendamento, «l’integrale applicazione» dello stralcio disciplinato dal comma 222 della manovra. Anche per le entrate locali, in pratica, la tagliola potrebbe azzerare tutto il debito, le sanzioni e gli interessi delle partite fino a mille euro affidate entro il 31 dicembre 2015.

In pratica, davanti alle amministrazioni comunali si aprono tre strade: bloccare con delibera lo stralcio parziale, e quindi mantenere in vita i loro crediti, aderire (senza deliberare nulla) allo stralcio parziale nella versione costruita dalla legge di Bilancio, oppure ampliare (con delibera) l’operazione di stralcio cancellando anche sanzioni e interessi oltre alla quota capitale.

Nella nuova versione, insomma, l’obiettivo è quello di lasciare la massima libertà decisionale ai Comuni, in un ventaglio di possibili scelte decisamente allargato. Non del tutto, però: perché il nuovo testo governativo non cancella la disparità di trattamento già avviata con la legge di bilancio, che nella tregua fiscale ha trascurato la riscossione effettuata dai municipi in proprio o con le loro società partecipate attraverso l’ingiunzione di pagamento: un panorama, questo, che per i vecchi debiti interessati dallo stralcio interessa oltre la metà dei Comuni italiani, e che negli ultimi anni è cresciuto ulteriormente con il progressivo abbandono dell’agente nazionale della riscossione.

Per lasciare spazio alla novità l’emendamento poi riscrive il calendario dello stralcio. Che diventerà effettivo il 30 aprile, con un mese di slittamento rispetto alle previsioni della manovra, e di conseguenza le attività di riscossione vengono sospese fino a quella data. Slitta invece al 30 settembre il termine entro il quale l’agenzia delle Entrate Riscossione rendiconterà agli enti creditori le quote annullate. Le delibere degli enti locali, e questa è l’altra novità procedurale per tagliare gli ostacoli burocratici, saranno efficaci dal momento della pubblicazione sul sito istituzionale dell’ente, senza attendere l’invio al portale del dipartimento Finanze da effettuare comunque entro la fine di aprile ai soli fini statistici.

Scelte e responsabilità passano dunque integralmente ai sindaci. Ma non è detto che gli amministratori locali aderiscano in massa, vista anche la freddezza già dimostrata nelle scorse settimane da molte città nei confronti dello stralcio parziale. La stessa relazione tecnica che accompagna il provvedimento spiega «è ragionevole attendersi che solo una parte degli enti aderiranno all’annullamento integrale». E su questo presupposto limita i costi da coprire a carico del bilancio dello Stato, prodotti dagli effetti sulla riscossione e dalla riduzione dell’aggio: secondo i tecnici Mef ce la si può cavare con 76 milioni in tutto. I calcoli da fare sono invece nei bilanci locali, alla ricerca di un difficile equilibrio fra conti e consenso.

Conciliazione e rinuncia in Cassazione estese anche alle liti sui tributi locali

Non solo stralcio e rottamazione delle cartelle. L'emendamento al Milleproroghe in arrivo al Senato concede ai Comuni di applicare anche ai tributi locali almeno altre sei delle dodici forme di definizione agevolata che la legge di bilancio mette a dispozione dei contribuenti. I sindaci potranno infatti stabilire, entro il nuovo termine del 31 marzo fissato dal correttivo in arrivo al Senato, di avvalersi della conciliazione agevolata così come della cosiddetta rinuncia concordata con gli uffici per le liti in Cassazione anche alle controversie comunali.In questo modo il Governo permetterebbe ai Comuni di completare il mosaico delle tante forme di tregua fiscale introdotte dall'ultima manovra per i crediti erariali. In particolare, va segnalata l'estensione anche del riferimento alle rate prodotte dagli accertamenti con adesione, dai reclami e dalle mediazioni o, ancora, dai casi di conciliazionem giudiziale. L'allargamento permette di estendere alle controversie locali una disciplina parallela a quella già introdotta per i crediti erariali.

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