Imposte

Nelle imposte indirette promessa la cancellazione dei micro tributi

L'obiettivo della delega fiscale è semplificare adempimenti e tassazione nei casi di compravendita e successioni mortis causa

di Angelo Busani

Anche per le imposte indirette diverse dall’Iva, il Ddl sulla delega per la riforma fiscale prevede rilevanti innovazioni nel segno della semplificazione. L’obiettivo viene ipotizzato attraverso la riduzione degli adempimenti a carico dei contribuenti e l’accorpamento di “micro tributi”, che, presi singolarmente, provocano fastidio e generano poco gettito.

Un esempio significativo è la compravendita immobiliare, per la quale, quando si assolve l’imposta di registro proporzionale, con le aliquote del 2, 9 o 15 per cento, si devono pagare anche l’imposta ipotecaria e l’imposta catastale, nella misura fissa di 50 euro ciascuna. Invece, nelle compravendite soggette a Iva, la cui presenza abbatte alla misura fissa di 200 euro ciascuna le imposte di registro, ipotecaria e catastale (fatti salvi i casi in cui queste ultime si applicano in misura proporzionale), sono dovute l’imposta di bollo di 230 euro, la tassa ipotecaria di 35 euro e i tributi speciali catastali di 55 euro.

Una vera Babele si sperimenta invece con le imposte da pagare per una successione a causa di morte. Infatti, oltre all’imposta di successione (liquidata dall’Ufficio dopo che la dichiarazione di successione è stata registrata), si devono assolvere tributi e “micro tributi” in quantità, alcuni persino un po’ ridicoli: le imposte ipotecaria e catastale (con la complessiva aliquota del 3% sul valore degli immobili, spesso calcolato con il criterio catastale), l’imposta di bollo di 85 euro, la tassa di 32 euro per ciascuna attestazione richiesta dal contribuente a dimostrazione dell’avvenuta presentazione della successione,il tributo speciale di 7,44 euro per “diritti di ricerca”.

Inoltre, da pagare tante volte quante sono le Conservatorie dei registri immobiliari competenti in ragione degli immobili presenti in eredità, la tassa ipotecaria di 90 euro e poi un coacervo di tributi speciali dall’importo totale di 23,55 euro, derivante dalla somma dei singoli importi di 18,59, 3,72 e 1,24 euro.

Insomma, che di una riforma ci sia bisogno per ricondurre il tutto in una dimensione di civiltà, appare chiaro. Di fronte a un panorama così frammentato e complicato, si comprende con immediatezza il significato della legge delegante quando, accanto a espressioni persino troppo generali («revisione della base imponibile o della misura dell’imposta applicabile»), difficilmente prevedibili nella loro attuazione, si apprende l’intento del legislatore di «semplificare la disciplina dell’imposta di bollo e dei tributi speciali» anche con «l’accorpamento o la soppressione di fattispecie imponibili».

Su questa linea, la legge prevede l’istituzione di una imposta sostitutiva, «eventualmente in misura fissa», che accorpi l’imposta di bollo, le imposte ipotecaria e catastale, i tributi speciali catastali e le tasse ipotecarie, sia con riguardo agli atti assoggettati all’imposta di registro sia per i trasferimenti conseguenti a contratti di donazione o successioni mortis causa.

Nel progetto di legge di riforma si dà spazio anche al potenziamento della modalità di pagamento delle imposte indirette tramite autoliquidazione. È una procedura già da tempo in vigore per gli atti soggetti alla registrazione dai notai e per pochi altri casi, nonché per una parte dei tributi dovuti a seguito di una successione a causa di morte.

Estendere l’autoliquidazione significa dunque renderla possibile o obbligatoria anche per la registrazione degli atti non di provenienza notarile, con la conseguenza, da un lato, di semplificare le formalità a carico dei contribuenti, dall’altro, di responsabilizzarli nel calcolo di un tributo, l’imposta di registro, di non sempre facile applicazione.

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