Finanza

Nuova Sabatini, torna il tetto per l’erogazione in un’unica tranche

Contributi ripartiti in più quote se il finanziamento supera 200mila euro. Dote di 900 milioni fino al 2027. Si sblocca il bonus investimenti al Sud ma non c’è la proroga oltre il 2022

Imagoeconomica

di Carmine Fotina

I ritocchi alla legge di bilancio in vista dell’approdo in Parlamento cambiano di nuovo le regole sugli incentivi della “Nuova Sabatini” e rimuovono il blocco che si era creato per il 2022 sul bonus per gli investimenti al Sud. Ma altre partite relative alla politica industriale, per lo più rifinanziamenti necessari per dare continuità alle misure e respiro alla programmazione degli investimenti delle imprese, sono rimandate all’esame parlamentare della manovra. Ammesso che trovino spazio nelle pieghe delle risorse, che si preannunciano piuttosto limitate, per coprire i vari emendamenti. In lista d’attesa ci sono i contratti di sviluppo; il Fondo Ipcei per gli “important projects of european common interest” nelle tecnologie di punta come idrogeno, microelettronica, batterie, cloud; le agevolazioni per l’autoimprenditorialità giovanile e quelle per il settore aerospazio e difesa.

Per quanto riguarda le correzioni entrate nel testo aggiornato della legge di bilancio, la “Nuova Sabatini” vede diminuire il rifinanziamento: da 1.080 milioni fino al 2026 della bozza precedente a 900 milioni fino al 2027. Con l’approvazione della legge, poi, si tornerà indietro nel meccanismo di erogazione dei contributi statali che consentono di abbattere il tasso di interesse dei finanziamenti bancari per l’acquisto o il leasing di beni strumentali materiali e immateriali come i software. Viene ripristinata l’erogazione in più quote e la possibilità di ricevere tutto in un’unica tranche, che favorisce le aziende in termini di liquidità, viene di nuovo limitata ai finanziamenti fino a 200mila euro. Questo limite era stato cancellato dalla manovra dello scorso anno, con la quale l’erogazione in un’unica quota era stata estesa a tutte le domande a prescindere dall’importo finanziario.

Un’ulteriore novità del testo che arriva al Senato dovrebbe servire ad aggirare l’ostacolo che rischiava di far saltare il bonus investimenti al Sud per il 2022. L’articolo 46 fa ora riferimento alle zone del Mezzogiorno individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027, con un aggiornamento inevitabile rispetto alla norma originaria, la legge di bilancio del 2016, in cui si considerava la Carta 2014-2020. La modifica dovrebbe consentire l’aggiornamento del modello per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate che deve essere effettuata dalle imprese per la fruizione del beneficio fiscale. Come parametro per l’intensità massima si fa invece sempre riferimento alla Carta 2014-2020, confermando dunque il credito nella misura del 25% per le grandi imprese situate in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna e del 10% per le grandi imprese dei comuni ammissibili delle regioni Abruzzo e Molise. Percentuali che vengono maggiorate di 20 punti per le piccole imprese e di 10 punti per quelle di medie dimensioni. I limiti di beneficio restano 3 milioni per le piccole imprese, 10 milioni per le medie, 15 milioni per le grandi. Nelle zone economiche speciali c’è un limite unico di 100 milioni.

Ma sul bonus investimenti non è arrivata la proroga oltre il 2022. Così come ha copertura solo per il prossimo anno la versione maggiorata per il Mezzogiorno del credito d’imposta sulla ricerca e innovazione. Si può concludere che il pacchetto per le attività economiche al Sud abbia deluso le aspettative.

La legge di bilancio proroga invece fino al 2025, con coda a metà 2026 per le consegne con acconto del 20%, i crediti di imposta riservati a tutte le imprese senza distinzione territoriale per i beni strumentali digitali 4.0. Ma le aliquote vengono dimezzate. Anche sul bonus ricerca in versione “nazionale” si è scelto questo tipo di compromesso: proroga lunga, fino al 2031, ma benefici tagliati. In particolare, il credito d’imposta per investimenti in ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale viene ridotto dal 20 al 10% (il limite viene invece innalzato da 4 a 5 milioni). Sul bonus ricerca le imprese devono anche fare i conti con le novità del decreto legge fisco-lavoro (Dl 146/2021) che ha introdotto una sanatoria sui crediti contestati. Delle modalità del cosiddetto «riversamento spontaneo» e dei suoi profili critici per le aziende si è discusso in un seminario organizzato da Airi, l’associazione italiana per la ricerca industriale. La relazione dell’esperto ospitato da Airi, Marco Sensidoni della società di consulenza Andersen, ha messo ad esempio in risalto come la condotta fraudolenta possa essere sempre accertata dagli uffici delle Entrate a «sanatoria avviata» facendola decadere: una procedura priva del carattere di definitività che espone comunque le imprese al rischio di future sanzioni o procedimenti penali.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©