Finanza

Nuovi finanziamenti ai debitori dopo il trasferimento ad Amco

Le banche cederanno i propri crediti coperti dal Fondo centrale di garanzia, in cambio Amco offrirà titoli negoziabili in un mercato regolamentato

di Paolo Rinaldi

La rilevantissima dimensione dei prestiti bancari oggetto di intervento da parte del Fondo centrale di garanzia (Mcc), ai sensi dell’articolo 13 del decreto Liquidità, diventa una variabile critica nella gestione degli equilibri finanziari delle imprese. Il contesto economico attuale induce gli operatori a valutare un incremento del tasso di decadimento della qualità degli attivi bancari, tale da ingenerare la preoccupazione che la gestione di questi finanziamenti garantiti – già di per sé complessa – possa assumere una magnitudine tale da mettere in difficoltà il sistema delle imprese italiane.

Amco, la società partecipata dal Mef specializzata nella gestione degli Npl, ha recentemente ultimato un complesso progetto “di sistema” – denominato Glam (Guaranties loans active management) – in grado di modificare radicalmente il quadro di gestione dei finanziamenti garantiti da Mcc.

Amco, quale operatore di proprietà pubblica, rappresenta infatti il più grande asset manager nell’ambito del credito deteriorato, ed è stato selezionato dal governo quale protagonista di un intervento di rilevantissime dimensioni: lo spostamento dei crediti garantiti da Mcc dagli attivi di bilancio delle banche ad Amco stessa.

In particolare, le banche trasferiranno (a fair value) ad Amco i propri crediti garantiti da Mcc, i quali saranno inseriti in uno o più patrimoni destinati: nell’arco di tre anni le banche potranno trasferire tali crediti ad Amco in cambio di notes, con una vera e propria cartolarizzazione. Si tratta di titoli emessi da Amco, a valere sui patrimoni destinati in questione, con diversi livelli di seniority, dotati della possibilità di essere poi negoziati in un mercato secondario regolamentato.

Il provvedimento – che è stato reso ufficiale attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto Aiuti bis, Dl 115/2022 – non è ancora completamente operativo, sia perché in attesa della necessaria approvazione da parte della Commissione europea (a decorrere dalla quale è conteggiato il triennio di raccolta da parte di Amco), sia perché mancano decreti attuativi, da emettersi entro novanta giorni, per disciplinare la fase più delicata, quella delle modalità di estensione e di rinegoziazione dei finanziamenti assistiti dalla garanzia del Fondo e di escussione e liquidazione della stessa, nonché le modalità di esercizio da parte di Amco dei diritti derivanti dalla surrogazione spettanti al Fondo.

Il principale rischio per le imprese è rappresentato dalla circostanza che le banche – in presenza di regolamenti non particolarmente flessibili – possano optare per una escussione della garanzia Mcc allo scopo di uscire velocemente dalla posizione, creando però (a causa dell’escussione stessa) un effetto “a catena” che determina in capo al debitore conseguenze irreparabili in termini sia di accesso al credito che di mantenimento della continuità aziendale.

L’intervento di un operatore professionale come Amco – specializzato proprio nella gestione di posizioni unlikely to pay (inadempienze probabili), ma anche nei crediti ancora in bonis verso imprese che potrebbero entrare in difficoltà (crediti in stage 2) – potrà senza dubbio generare un grande vantaggio per le banche e per le imprese.

Il vantaggio per le banche è rappresentato dalla derecognition dei crediti in oggetto, e dunque dalla riduzione dei rischi e degli accantonamenti, con benefico effetto sia sui requisiti di patrimonializzazione sia sui bilanci delle banche stesse. Le banche potranno trasferire ad Amco non solo i crediti garantiti ma anche – come espressamente previsto dall’articolo 42-quater del decreto legge 115/2022 – tutti gli altri crediti vantati dalle stesse banche nei confronti del medesimo debitore o altre aziende del gruppo. La derecognition potrà quindi essere completa: da valutarsi la modalità di gestione delle linee autoliquidanti degli stessi istituti.

Per le imprese, d’altro canto, si apre la possibilità di avere un interlocutore unico e in grado di ricevere ed elaborare professionalmente le proposte di riorganizzazione, ristrutturazione e soluzione della crisi. Amco infatti rimarrà seduta al tavolo negoziale al posto delle banche e gestirà le posizioni debitorie insieme all’imprenditore e i suoi advisors.

Il decreto, inoltre, introduce uno strumento nuovo: le banche (e la stessa Amco, a valere sui fondi del patrimonio destinato) possono concedere nuovi finanziamenti ai debitori ceduti al patrimonio destinato, in presenza di una relazione con data certa di un professionista in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 2, comma 1, lettera o), del Codice della crisi di impresa. Qualora il professionista attesti che il finanziamento appaia idoneo a contribuire al risanamento dell’esposizione debitoria dell’impresa e al riequilibrio della sua situazione economica, patrimoniale e finanziaria, i pagamenti effettuati e le garanzie concesse sui beni del debitore non sono soggetti all’azione revocatoria fallimentare.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©