Imposte

Ok di Bruxelles all’estensione dello split payment al 2020 e alle società pubbliche

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di Gianni Trovati

Arriva il primo via libera di Bruxelles sull’estensione dello split payment ai rapporti commerciali con le società pubbliche e alla proroga di questo meccanismo al triennio 2018-2020. Non è il semaforo verde definitivo, ma la strada pare tracciata e segna un passaggio decisivo per la composizione della manovrina correttiva che proprio dall’estensione dello split punta a mettere a bilancio un miliardo abbondante di maggiori entrate.

Sul piano politico, il passaggio di ieri è essenziale perché la Commissione Ue ha proposto di fatto al Consiglio di accettare la richiesta italiana dell’allargamento con proroga formulata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nella lettera inviata a Bruxelles a febbraio. Sul piano pratico, proprio al Consiglio spetta l’ultima parola, che andrà data all’unanimità, ma è difficile che qualche Paese si opponga facendo su un tema di questo tipo uno sgambetto al rientro dei conti italiani nei binari tracciati da Bruxelles.

Al di là dell’esigenza di far quadrare i conti dell’aggiustamento, al centro ieri di un incontro fra Padoan e il commissario Ue Pierre Moscovici in cui sono stati ribaditi gli impegni di queste settimane, è l’esperienza dello split già attuato in questi anni, e limitato alla Pubblica amministrazione «propriamente detta», ad alimentare le attese del governo, insieme ai timori delle imprese. Il meccanismo porta oggi gli enti pubblici (e domani le società da questi controllate) a pagare ai fornitori le fatture al netto dell’Iva, che viene girata direttamente all’Erario cancellando alla radice il rischio evasione. La sua applicazione, secondo i numeri forniti mercoledì scorso dalla direttrice dell’agenzia delle Entrate Rossella Orlandi alla commissione Finanze della Camera, ha permesso finora di ridurre l’evasione Iva annua di 3,5 miliardi, al netto di compensazioni e rimborsi.

Proprio su quest’ultimo versante si concentrano i timori degli operatori economici, che non ricevendo l’Iva quando vendono beni e servizi alla Pa vedono ridursi la liquidità a disposizione e l’imposta da utilizzare in compensazione.

Il primo via libera Ue allo split, infatti, era stato accompagnato dalla raccomandazione ad accelerare i rimborsi, e nelle trattative su proroga ed estensione Roma ha dovuto dare nuove rassicurazioni sul fatto che le pratiche non sforeranno il termine di legge di tre mesi.

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