Orlandi: con lo split payment meno evasione Iva per 3, 5 miliardi
«Per quanto riguarda lo split payment, le più recenti stime effettuate dall’agenzia delle Entrate, evidenziano una riduzione strutturale del gap di 2,5 miliardi nel 2015 e di un ulteriore miliardo nel 2016, importi al netto dei maggiori rimborsi e compensazioni». È la stima fornita ieri dal direttore delle Entrate, Rossella Orlandi, nell’audizione in commissione Finanze alla Camera sul tema della lotta all’evasione. In totale si tratta, quindi, di una riduzione del tax gap per 3,5 miliardi di euro: una cifra che verosimilmente rappresenteranno un punto a favore dell’Italia nella richiesta a Bruxelles di estensione della misura sia temporalmente fino al 2020 sia soggettivamente per le società pubbliche. Una misura destinata a entrare nella manovrina e da cui potrebbe arrivare almeno uno dei 3,4 miliardi necessari per evitare la procedura di infrazione per deficit.
Tornando all’audizione, Orlandi ha ricordato i 19 miliardi di recupero ottenuti nel 2016 a cui ha contribuito anche la voluntary disclosure. «Un vero e proprio record assoluto» ha commentato il presidente della commissione Finanze di Montecitorio, Maurizio Bernardo (Ap).
Ma nell’attività delle Entrate un peso sempre più rilevante ha assunto l’attività di compliance con i nuovi istuti introdotti negli ultimi anni. Come ad esempio la cooperative compliance, per ora destinata ai grandissimi soggetti e a chi entra dalla porta dell’interpello per i nuovi investimenti. «Negli ultimi mesi del 2016 - ha fatto notare Orlandi - è stata effettuata la valutazione delle prime istanze di ammissione al regime in diversi incontri di pre-filing con primari gruppi multinazionali; in tutto nel 2016 sono pervenute 9 istanze di ammissione. All’attività di valutazione ha fatto seguito l’emissione, nel mese di dicembre, dei primi 5 provvedimenti di ammissione».
Modifiche che hanno riguardato anche il ruling internazionale, per il quale «sono state concluse 39 procedure» lo scorso anno con la quasi totalità degli accordi che ha riguardato «la corretta determinazione del valore normale delle transazioni intercompany».
Un altro fronte caldo è stato rappresentato dal patent box, la detassazione per marchi, brevetti e know how. Per il primo anno di applicazione sono arrivate, infatti, 4.500 opzioni entro il 31 dicembre 2015. A fronte di 63 istanze rigettate per mancanza dei requisiti di accesso, l’attività istruttoria degli uffici delle Entrate è proseguita per tutte le altre. Sono circa 2.500 le istanze «decadute per mancata presentazione della documentazione integrativa». Mentre a fine 2016 «sono stati chiusi - ha affermato il direttore - i primi quattro accordi preventivi con soggetti che presentavano un volume d’affari superiori a 300 milioni di euro».
Due versanti che vedranno impegnate le Entrate anche per quest’anno. Mentre sul core business della lotta all’evasione molta attenzione sarà dedicata al contrasto delle frodi - anche attraverso azioni sinergiche con la Guardia di Finanza - sempre più con l’utilizzo delle banche dati e delle applicazioni informatiche finalizzate all’analisi di rischio.
Orlandi ha anche risposto alle sollecitazioni arrivate dai deputati della commissione Finanze. Sulla web tax ha ammesso la necessità di «trovare una soluzione» ma non in modo unilaterale perché «questo poi ci porrebbe in difficoltà con tutti gli accordi e i trattati internazionali». Necessaria nache la riforma del catasto, che sta provando a ripartire, perché esiste «un problema di equità» e a suo avviso «è possibile, attraverso accorgimenti tecnici, evitare l’innalzamento della tassazione».