Orlandi in uscita dalle Entrate, verso un incarico alle Finanze
Per Rossella Orlandi si prepara un’altra avventura professionale dopo la direzione dell’agenzia delle Entrate. Con un “trasloco” da via Cristoforo Colombo a via dei Normanni (zona Colosseo), sede del dipartimento delle Finanze. L’ipotesi già sottoposta alla diretta interessata è quella di affidarle una Direzione tagliata su misura con una delega a 360 gradi sui temi della fiscalità. In sostanza il compito sarebbe quello di tenere le fila tra le scelte di politica fiscale e le istanze provenienti dalle associazioni di categoria e rappresentanti dei professionisti. Una sorta di cinghia di collegamento con il mondo economico per verificare l’impatto non solo ante ma soprattutto post delle misure tributarie adottate da Governo e Parlamento. Il primo banco di prova, se la proposta sarà accettata, sarà la transizione - accelerata dalle modifiche parlamentari alla manovrina - dagli studi di settore agli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa). Una transizione che coinvolgerà i rappresentanti dei 3,4 milioni di partite Iva e la Sose, la società guidata da Vieri Ceriani incaricata di definire i primi 70 indici entro fine anno.
Dopo tre anni al vertice, il 12 giugno scade l’incarico di direttore delle Entrate. Un incarico che Orlandi lascia dopo aver centrato gli ultimi due record nel recupero dell’evasione arrivando a toccare quota 19 miliardi di euro a cui hanno contribuito (non da tutti pronosticati) i quasi 4,5 miliardi della prima voluntary disclosure. Ma a questo si aggiungono anche gli accordi con i big di Internet, le prime adesioni alla cooperative compliance e l’avvio del patent box.
Non sono mancati i momenti di tensione. Forse quello più importante si è materializzato sulla soglia del 3% ribattezzata norma “salva-Berlusconi” poi mai entrata nella riforma del penale tributario.
Per il partito democratico il candidato numero uno per la sostituzione è l’attuale amministratore delegato e presidente di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini. Giovane avvocato tributarista che ha “stregato” fin dalla prima Leopolda l’ex premier Matteo Renzi che lo ha voluto da subito a capo dell’agente della riscossione.
La decisione sul cambio al vertice arriverà quasi certamente la prossima settimana, visto l’approssimarsi non solo della scadenza del 12 giugno ma anche dell’addio a Equitalia e del suo “ingresso” come ente pubblico economico nell’agenzia delle Entrate a partire dal 1° luglio.
Visti i tempi strettissimi e le lungaggini burocratiche che spesso accompagnano gli atti di nomina dei direttori pubblici non è esclusa una breve, o meglio brevissima, proroga per la gestione ordinaria dell’attività dell’Agenzia. Per cautelarsi il comitato di gestione avrebbe già individuato nel vicedirettore vicario Aldo Polito, ora responsabile della direzione Accertamento, la figura incaricata di gestire gli affari correnti, come la firma di provvedimenti e documenti di prassi.
Una settimana, quella in arrivo, comunque impegnativa per l’Agenzia e il direttore uscente. Giovedì 8 è prevista - salvo spostamenti dell’ultima ora - la prima convocazione anche alla presenza dei sindacati per discutere del nuovo schema delle convenzioni, ossia l’aggiornamento del documento quadro che fissa gli obiettivi delle agenzie fiscali sull’arco di un triennio. E già la versione dello scorso anno (si veda Il Sole 24 Ore del 3 agosto 2016) ha spostato decisamente l’asse sull’importanza delle politiche di compliance.
Ancor più simbolico almeno nel passaggio di testimone è l’appuntamento per il giorno successivo: venerdì 9 giugno, quando il comitato di gestione dell’Agenzia si riunirà per approvare il bilancio 2016 della sua controllata Equitalia. In pratica Orlandi dovrà dare il via libera al rendiconto (l’ultimo su anno solare completo) firmato dal suo successore Ruffini.