Adempimenti

Pace fiscale, ipotesi-sanatoria a forfait su transfer price e abuso del diritto

di Marco Mobili e Giovanni Parente

La pace fiscale versione «2.0» riparte da una sanatoria a forfait per evitare le liti tributarie e dagli imprenditori in difficoltà ma senza scudi penali e per i patrimoni all’estero. Su questi due binari un punto di incontro tra i due soci di Governo sarà possibile. Se al contrario la Lega si spingerà oltre dovrà fare i conti con il no secco dei Cinque stelle.

L’idea di presentare in autunno un nuovo decreto fiscale collegato alla manovra con un pacchetto di sanatorie ha subito riacceso lo scontro all’interno del Governo sui condoni. La Lega, infatti, vorrebbe riproporre, rivista e corretta, la definizione delle liti pendenti, magari concentrandosi anche su strumenti come l’accertamento con adesione , le conciliazioni o le mediazioni. Strumenti già esistenti e già finalizzati ad evitare il contenzioso in Commissione tributaria. In particolare, l’attenzione dovrebbe essere focalizzata - secondo le prime linee esaminate dai tecnici - su casi particolarmente complessi, che sono frutto di valutazioni e presunzioni del Fisco e non poggiano quindi su presunzioni concrete. Qualche esempio? Gli accertamenti sui prezzi di trasferimento nelle operazioni tra società all’interno di gruppi. Del resto, la nuova disciplina che ha trovato regole attuative in un decreto ministeriale e in un provvedimento delle Entrate dello scorso anno punta sempre più a mettere in chiaro quali sono i criteri a cui attenersi nel calcolo dei costi sostenuti per acquisti di beni e servizi intercompany. Con la sanatoria a forfait per evitare il contenzioso si tratterebbe di un ideale completamento di quel percorso. Così come per l’abuso del diritto, oggetto di una riforma nel 2015 che dopo tante incertezze giurisprudenziali ne ha definito contenuti e modalità di contestazione da parte degli uffici del Fisco. Anche perché, in questo campo, i contenziosi sono di valore particolarmente elevato, lunghi e con un effetto del tutto incerto per entrambe le parti in causa.

In sostanza si starebbe studiando l’ipotesi di poter definire con una somma a forfait e senza il pagamento di sanzioni e interessi tutte quelle posizioni aperte tra fisco e contribuenti che non trovano una soluzione. Il tutto con un’esplicita esclusione di scudi di natura penale e di situazioni che riguardano patrimoni oltreconfine o imposte dovute sugli stessi.

Ci sarebbe poi anche la possibilità di riaprire i termini della definizione delle liti pendenti che ha trainato la pace fiscale «1.0». Lo scorso anno la possibilità di chiudere con grossi sconti sul valore delle liti, senza pagare sanzioni e interessi, si fermava alle cause instaurate al 24 ottobre.

Sul tavolo del confronto la Lega ha riproposto però, anche la dichiarazione integrativa speciale e l’emersione del contante oggi nascosto al fisco nelle cassette di sicurezza. Due condoni che i Cinque stelle bocciano sul nascere. La dichiarazione integrativa è un regalo ai grandi evasori, ha detto subito il vicepremier Luigi Di Maio, mentre l’apertura delle cassette di sicurezza - fanno sapere fonti del M5S - «sarebbe un regalo alla mafia». E anche il viceministro al Mef Laura Castelli apre ma solo sulla pace fiscale: «C’è ancora da fare. Dare mano a imprese che non riescono a pagare. Serve un upgrade, mi auguro che nessuno si inventi strani discorsi come condoni o operazioni di libertà».

Dal canto suo, il sottosegretario leghista all’Economia, Massimo Bitonci, non ci sta però a passare per l’uomo dei condoni («non sono la mia priorità» ) e, rivolgendosi ai Cinque stelle, aggiunge «è troppo facile gestire i ministeri della spesa e chiedere alla Lega di trovare risorse e nuove entrate, senza per altro poter aumentare le tasse». Se proprio non vogliono parlare di sanatorie, conclude Bitonci, «si potrebbero destinare le risorse recuperate dalla nuova pace fiscale al finanziamento delle proposte e delle riforme della Lega».

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