Finanza

Partite Iva, corsa ai 4,4 miliardi di aiuti a fondo perduto

Firmato il decreto sul contributo perequativo per chi ha un calo di utili o un aumento delle perdite di almeno il 30%

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di Marco Mobili e Giovanni Parente

Nelle prossime ore si aprirà la corsa alla nuova tornata da 4,4 miliardi di euro di contributi a fondo perduto. Le partite Iva interessate potranno così accedere al nuovo aiuto, cosiddetto “perequativo” questa volta calcolato sui bilanci e i dati delle dichiarazioni dei redditi e non più solo sul calo del fatturato. E si tratterà di una vera e propria corsa: dal momento in cui l’agenzia delle Entrate aprirà la nuova piattaforma per chiedere l’aiuto, le imprese avranno di fatto non più di 30 giorni per bloccare il contributo. Va ricordato, infatti, che le risorse stanziate dal decreto Sostegni bis, secondo i saldi di finanza pubblica, vanno utilizzate entro la fine dell’anno.

A dettare le regole di accesso al fondo perduto perequativo è il decreto del ministro dell’Economia, firmato nel fine settimana scorso dopo che la Commissione europea ha dato il suo via libera. Il decreto fissa infatti in almeno il 30% la percentuale che le partite Iva devono aver registrato nel corso del 2020 come calo degli utili o come aumento delle perdite rispetto ai valori registrati nel 2019 per poter accedere al nuovo contributo a fondo perduto.

Per soddisfare le tante richieste che l’amministrazione si aspetta di ricevere il ministero ha previsto un meccanismo a scaglioni per calcolare il contributo spettante. Sono cinque in tutto con una progressione delle aliquote decrescente al crescere dei ricavi e dei compensi: 

- 30% per imprese e professionisti che hanno ricavi o compensi fino a 100mila euro;

- 20% per chi è tra 100mila e 400mila euro;

- 15% tra 400mila e 1 milione di euro;

- 10% tra un milione e 5 milioni;

- 5% per le partite Iva più grandi tra 5 e 10 milioni di euro.

I valori di ricavi e compensi da prendere a riferimento per definire lo scaglione e l’aliquota di competenza sono quelli riportati nelle dichiarazioni dell’anno d’imposta 2019, così come previsto dal Dl Sostegni bis (articolo 1, comma 18, del Dl 73/2021).

Come ricorda l’articolo 1 del decreto firmato dal ministro Daniele Franco, il limite massimo del contributo a fondo perduto non potrà essere superiore a 150mila euro. Non solo.

Per poter accedere all’aiuto occorre rispettare non solo il calo degli utili o l’aumento della perdita di almeno il 30 per cento. Come si legge nell’articolo 2 del nuovo decreto del Mef l’importo spettante dovrà essere calcolato al netto degli altri contributi a fondo perduto eventualmente riconosciuti dall’agenzia delle Entrate dai differenti decreti anticrisi che si sono susseguiti dal maggio 2020 (decreto Rilancio), a quelli sui ristori tra autunno e Natale e ai due decreti sostegni della primavera scorsa. E non spetterà alcun contributo perequativo «se l’ammontare complessivo dei contributi», già riconosciuti dalle Entrate, «è uguale o maggiore alla differenza tra il risultato economico d’esercizio» del periodo d’imposta 2020 e quello relativo al periodo d’imposta 2019.

Ma non finisce qui. L’accesso al “perequativo” è strettamente legato anche all’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi. In primo luogo occorre aver presentato il modello Redditi relativo al 2020 entro il 30 settembre scorso (termine prorogato rispetto alla scadenza iniziale del 10 settembre). In secondo luogo per ottenere un raffronto credibile per il Fisco, occorre che l’impresa o il professionista interessato abbia validamente presentato anche la dichiarazione relativa all’anno d’imposta 2019. Inoltre il decreto risponde anche ai numerosi dubbi sollevati anche da Il Sole 24 Ore (si veda l’articolo) in relazione alla validità o meno della dichiarazione integrativa. Il comma 2 dell’articolo 3 del decreto Mef stabilisce, infatti, che le integrative e le correttive delle dichiarazioni riferite, tanto al 2019 quanto al 2020, non saranno tenute in considerazione dall’amministrazione finanziaria, qualora dagli importi indicati derivi un contributo maggiore rispetto a quello delle dichiarazioni trasmesse entro l’ultimo giorno di settembre. Un modo questo per evitare comportamenti elusivi all’origine e non appesantire la piattaforma che dovrà gestire in tempi rapidi l’attribuzione e la successiva erogazione del contributo a fondo perduto perequativo.

A questo punto per lanciare la corsa si attende il provvedimento delle Entrate che fisserà il giorno di apertura e di chiusura delle domande telematiche. I campi di riferimento dei dati da recuperare nelle dichiarazioni intanto sono già stati resi noti da un provvedimento 227357/2021 del direttore dell’Agenzia, Ernesto MariaRuffini, nelle scorse settimane.

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