Partite Iva e flat tax, risparmi a 7mila euro
Passare dalla tassazione ordinaria al regime forfettario può far risparmiare fino a 7mila euro di imposte all’anno. Come nel caso di un consulente aziendale con ricavi di 60mila euro, spese di 3.500 euro (telefono, computer, trasferte) e detrazioni di 1.899 euro (un figlio a carico, tasse universitarie e lavori edilizi). Mentre i contorni della manovra finanziaria per il 2019 si fanno meno sfocati, si può ragionare sulla convenienza dell’annunciato innalzamento a 65mila euro della soglia di ricavi per accedere al forfettario. Così da verificare se e quanto risparmieranno i professionisti che oggi hanno compensi oltre 30mila euro (soglia di ricavi attuale, differenziata per le altre attività ). Ma la convenienza può aumentare se cambieranno gli altri requisiti di accesso o permanenza nel forfait.
Le modifiche allo studio
Il dossier allo studio del sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci (Lega), prevede la messa a punto di altri aspetti oltre alla soglia di ricavi pur con le incognite legate all’alert arrivato venerdì dalla Commissione Ue. In particolare, la riduzione dei coefficienti di redditività per dare un maggior peso specifico ai costi sostenuti (che per i professionisti si fermano al 22%) e abbattere il reddito su cui si applica la sostitutiva al 15 per cento.
Inoltre, è in corso un ragionamento sui limiti per i compensi erogati ai collaboratori (ora il massimo è 5mila euro) e per gli acquisti di beni strumentali (ora a 20mila euro). Un’ipotesi estrema propende per un’eliminazione, ma bisognerà fare i conti con le risorse disponibili, anche perché la platea si allargherebbe rispetto agli 1,5 milioni di partite Iva finora stimate. Alla fine, quindi, la soluzione intermedia potrebbe essere quella di un innalzamento delle due soglie. In questo senso, la proposta di legge presentata alla Camera da Lega e Movimento 5 stelle punta a spostare un po’ più in alto i due valori, in una prospettiva che porterà i forfettari fino a 100mila euro di ricavi o compensi. Mentre il regime sarà precluso a chi ha un’altra partita Iva come socio di una società di persone (Sas, Snc) o di una società di capitali (Srl) in trasparenza.
Risparmi e rincari
Allo stato attuale una valutazione di convenienza si può fare a parità di condizioni, dando quasi per scontata la nuova soglia a 65mila euro. Così un avvocato con 40mila euro di compensi annui oggi deve pagare l’Irpef e le addizionali, per circa 7.800 euro, scaricando le spese, i contributi previdenziali e le detrazioni. Con il forfait, invece, avrà il reddito calcolato in base al coefficiente di redditività del 78% e, dedotti i contributi, chiuderà i conti con il Fisco pagando una sostitutiva di circa 4mila euro. Perciò, avrà un risparmio di 2.543 euro, anche considerando l’impossibilità di detrarre l’Iva sugli acquisti, propria del forfait.
Le stesse variabili devono essere esaminate da tutti gli interessati: chi ha spese molto alte avrà convenienza a restare nell’Irpef, così come chi ha detrazioni pesanti. È ciò che capita in altre due simulazioni del Sole 24 Ore del Lunedì.
Il geometra con 38mila euro di ricavi riesce a dimezzare l’Irpef con le detrazioni per il risparmio energetico e non ha interesse a passare al forfait: gli costerebbe quasi 1.600 euro in più.
Mentre l’imprenditore che commercia e ripara moto ha spese pari a quasi metà dei ricavi e deve restare in tassazione ordinaria per non raddoppiare il proprio tax rate. Non influisce, invece, l’eventuale applicazione della cedolare secca sugli affitti, perché è un’altra sostitutiva esterna all’Irpef.