Imposte

Per avviare la cessione di crediti decisivo il tasso di attualizzazione

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di Andrea Cioccarelli e Giorgio Gavelli

In attesa di conoscere se la manovra porterà qualche modifica, la cessione del credito derivante dalla detrazione per eco o sisma bonus ed il cosiddetto “sconto in fattura” non hanno solo significativi impatti in termini contabili e fiscali ancora da approfondire, ma producono delicati effetti anche a livello competitivo. Al punto da indurre in questi mesi le associazioni di categoria a rivolgersi all’Antitrust e alla giustizia amministrativa.

Premesso che tanto l’operazione di sconto quanto quella di cessione del credito presuppongono l’accordo tra le parti, e preso atto che - nonostante la norma consenta, con limitazioni, l’intervento di diversi soggetti - gli interessati saranno l’acquirente del bene (o committente del servizio) e il prestatore/fornitore, l’esperienza di questi mesi mostra, dal lato del cliente, una pressione affinché l’impresa “sconti” il bonus o acquisti la detrazione, e dal lato dell’impresa la difficoltà ad accontentare il cliente, a causa degli oneri finanziari.

Per fare una scelta consapevole, è quindi opportuno cercare di determinare la marginalità persa dall’impresa. Esaminando il caso più comune (richiesta dello sconto in fattura a fronte di un intervento meritevole di ecobonus), si osserva che in condizioni normali, l’acquirente potrebbe fruire di una detrazione di imposta (che, in quanto tale, è ovviamente subordinata alla presenza di redditi soggetti a tassazione) su un arco temporale decennale. Questa detrazione, a seconda del tipo di intervento, è pari al 50% o al 65% del corrispettivo.

L’agevolazione spetta anche all’acquirente impresa, la quale, se non subisce limitazioni nella detrazione Iva, calcola il vantaggio sull’imponibile netto. Il sacrificio che il fornitore sopporta scontando il valore del bonus sarà tanto maggiore quanto maggiore è il tasso di attualizzazione applicato ai flussi prospettici costituiti dai recuperi rateali delle compensazioni.

Il fornitore può recuperare il credito scontato in un periodo di cinque anni, e quindi si trova di fronte ad una sorta di conversione, per cui in luogo di 100 euro subito incassa, tramite l’utilizzo del credito di imposta in F24, 20 euro all’anno per 5 anni. Questa conversione, in un’ipotesi di tasso di attualizzazione del 3%, equivale ad un valore attuale di 91,6 euro.

Non è difficile ipotizzare un effetto finanziario molto impattante per questa novità normativa: i fornitori di piccole dimensioni, con disponibilità finanziarie limitate (ulteriormente “consumate” dall’applicazione della ritenuta dell’8%, generalmente applicata dall’istituto di credito sul bonifico “specifico”), si troveranno spesso nella difficoltà di accettare la proposta di sconto avanzata dal cliente.

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