Imposte

Per il bonus facciate nel 2022 aliquota al 60% ma con costi «congrui»

di Saverio Fossati

Con un’aliquota di detrazione che dal 1° gennaio 2022 scende dal 90% al 60% resta scarso l’appeal del bonus facciate. Concepito come un “regalo” di Stato a chi voleva rinnovare la facciata (e anche coibentarla), il bonus facciate è subito diventato uno strumento per frodare l’erario, con fatture per operazioni inesistenti o assurdamente gonfiate. Concepito con una certa ingenuità, non prevedeva tetti di spesa, né congruità dei costi e zero controlli da parte dei professionisti. In molti lo hanno preferito al superbonus e al suo occhiuto sistema di controlli incrociati.

Sotto controllo

I dati delle Entrate, segnalati dal Sole 24 Ore del 6 e 7 novembre scorso, parlano chiaro: il bonus facciate riguarda scambi sulla piattaforma per oltre 5,2 miliardi di euro per 600mila edifici (468mila condomini e 42mila singole unità immobiliari). Importi che il Governo aveva deciso di mettere sotto controllo dal 1° gennaio prossimo con la legge di Bilancio 2022, da una parte abrogando sconto in fattura e cessione del credito (i due veicoli privilegiati per le truffe) e dall’altra riducendo drasticamente l’aliquota agevolata dal 90% al 60 per cento. Abbastanza da togliere molto appeal.

Nella nuova bozza della legge di Bilancio le restrizioni sull’aliquota sono state confermate, mentre è stata prorogata al 2024 la possibilità di cessione del credito e sconto in fattura, a fronte (e qui entra in scena il decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri) dell’obbligo di rilascio del visto di conformità fiscale dell’operazione e della verifica di congruità contenuta nell’asseverazione rilasciata dai professionisti tecnici. Proprio come per il superbonus.

La «congruità» antifrode

Questa novità, che riguarda tutti i bonus per i quali prima se ne faceva (volentieri) a meno, rende molto difficili le frodi, mentre il solo visto di conformità (previsto nella prima versione del Dl) sarebbe servito a poco.

La questione è che, eliminato (almeno in gran parte) il rischio di sperpero del denaro pubblico e restaurate in modo virtuoso le possibilità di cessione del credito o di sconto in fattura sino a tutto il 2024, l’interesse del contribuente al bonus facciate si misura tutto su quel 10% di bonus in più rispetto al vecchio recupero edilizio, che resta al 50 per cento. Quindi,a fronte delle forti spese cui comunque si va incontro per rifare una facciata (soprattutto se ci si deve aggiungere il cappotto termico, ogni volta che si deve rifare più del 10% degli intonaci), è difficile che il 60% riesca a smuovere molti più proprietari del 50 per cento. Soprattutto perché salgono le spese professionali. E per il bonus facciate calerà, probabilmente, il sipario.

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