Imposte

Proroga per il 110%: risorse al vaglio del ministero

Pressing dei parlamentari per il superbonus pieno anche per le Cilas di dicembre. Presentate 660 proposte di emendamenti. Prima scrematura a 150

di Giusappe Latour e Giovanni Parente

La proposta è stata avanzata chiaramente dalla maggioranza in Parlamento: allungare il periodo che consente alle Cilas di salvare il 110%. Ora, però, il ministero dell’Economia dovrà verificare se esistono le condizioni finanziarie per inserirla nella legge di conversione del decreto Aiuti quater (Dl 176/2022). Con spazi di manovra che si annunciano strettissimi.

Ieri mattina il perimetro delle possibili modifiche alle norme sul superbonus ha iniziato a definirsi. In commissione Bilancio al Senato sono, infatti, stati depositati circa 660 emendamenti al provvedimento che contiene, all’articolo 9, il nuovo assetto della maxi agevolazione per le ristrutturazioni.

I temi sotto la lente dei senatori sono diversi: responsabilità solidale tra cedente e cessionario, sblocco dei crediti fiscali incagliati in pancia a istituti di credito e imprese attraverso l’1% degli F24 (secondo la proposta Abi-Ance), visti di conformità “ora per allora”, crediti congelati attraverso i sequestri (con norme che sterilizzano le recenti sentenze della Cassazione), riapertura del superbonus ai familiari conviventi e, soprattutto, proroghe.

Se qualcuno propone addirittura la proroga secca del 110% anche oltre la scadenza di fine 2022 ormai fissata dall’Aiuti quater, negli emendamenti di Forza Italia (con la capogruppo al Senato, Licia Ronzulli in prima fila), Fratelli d’Italia (relatore, Guido Quintino Liris) e Lega (relatore, Claudio Borghi) torna, con un pressing giorno dopo giorno più intenso, l’idea di allargare il periodo entro il quale le Cilas, le comunicazioni di inizio lavori essenziali per il superbonus, godranno della salvaguardia che consente di salvare il 110% anche nel 2023. Le ipotesi sono, in sostanza, due: arrivare fino al 31 dicembre o, comunque, a 15 giorni dalla pubblicazione del decreto (alternativa utile nel caso in cui la Gazzetta Ufficiale arrivi a ridosso di fine anno).

La proposta di estendere il termine scaduto il 25 novembre scorso, secondo quanto ieri ha fatto trapelare il Mef, «è in via di valutazione» per verificare «che ci siano le condizioni per farlo». Altre parole del ministro Giancarlo Giorgetti, però, hanno dato una ulteriore traccia, parlando di un difetto di offerta nel settore costruzioni: «C’è un monte di lavoro in pancia, che peraltro continua, seppur a condizioni meno agevolate, che secondo me continuerà nel tempo a produrre una spinta nel settore edilizio».

Insomma, al Mef è aperto il dossier che, oltre alle sollecitazioni della maggioranza sul Governo, deve tener conto della sostenibilità finanziaria. Sul decreto Aiuti quater le modifiche, infatti, dovranno essere a costo zero, perché non ci sono risorse ulteriori da poter destinare al provvedimento. Anche per questo si attende una prima scrematura cospicua di tutte le proposte di correttivi presentate: i “segnalati” dai gruppi saranno 150. Né, come pure immaginato nei rumors parlamentari, sembra agevolmente percorribile la possibilità di far viaggiare la proroga delle Cilas in manovra. È vero, infatti, che ci sarebbe la disponibilità di un tesoretto per tutte le modifiche parlamentari al Ddl di Bilancio (circa 400 milioni) ma oltre al plafond che verrebbe intaccato c’è da considerare che una proroga al 31 dicembre 2022 arriverebbe di fatto postuma con annesso carico di altre complicazioni interpretative.

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