Controlli e liti

Reddito d’impresa, il Fisco deve provare con «abitualità»

di Antonio Iorio

La verifica della correttezza delle procedure di accertamento, analitico o induttivo, relative al reddito d’impresa è subordinata all’attività svolta dal contribuente che deve essere produttiva di un simile reddito. Va provata l’ abitualità dell’attività in questione in quanto costituisce il presupposto per la produzione e l’ accertamento del reddito d’impresa . Lo precisa l’ ordinanza 8982/2017 della Cassazione di ieri.

Le Entrate hanno contestato maggiore Irpef e Iva a una persona fisica formalmente imprenditore. La rettifica era basata sostanzialmente sulla vendita di tre immobili in un anno da parte del soggetto controllato. Ritenendo sussistente lo svolgimento di attività di impresa, l’ufficio ha proceduto con le conseguenti rettifiche.

L’operato dell’amministrazione è stato confermato sia in primo grado sia in appello. Così il contribuente ha presentato ricorso per cassazione lamentando, in estrema sintesi, che le modalità di accertamento utilizzate dall’Agenzia, con conseguente applicazione delle relative presunzioni, non si potevano applicare a un soggetto non imprenditore.

I giudici di legittimità hanno accolto l’impugnazione. In particolare hanno evidenziato che la Ctr non aveva spiegato le ragioni per le quali l’attività svolta dal contribuente, consistita nella vendita di tre immobili nell’arco di un anno, fosse un’attività economica produttiva di un reddito d’impresa e qualificabile come esercizio di impresa ai fini delle impose dirette e Iva. Tale circostanza - evidenzia la sentenza - costituisce il presupposto necessario all’applicabilità delle procedure di accertamento.

Secondo il costante orientamento giurisprudenziale di legittimità, per l’individuazione della nozione di imprenditore commerciale, ai fini tributari - differentemente da quanto avviene ai fini civili -basta l’abitualità dell’attività economica anche senza l’esclusività.

Nella vicenda affrontata era stata avallata la tesi dell’amministrazione di ritenere imprenditore commerciale un contribuente che in un anno aveva eseguito tre cessioni immobiliari , senza però chiarire perché l’attività fosse qualificabile in termini di professione abituale.

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