Controlli e liti

Revocazione solo se l’errore è lampante

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di Laura Ambrosi

L’e rrore per la revocazione deve essere lampante, non comportare valutazioni ma soprattutto deve incidere sull’esito della lite per avere rilevanza. A precisarlo è la Corte di cassazione con la sentenza n. 13744 depositata ieri.

La Suprema Corte, a seguito di un ricorso per la revoca di un errore in una sentenza degli stessi giudici di legittimità, ha preliminarmente rilevato che l’articolo 395, n. 4, del Cpc prevede che vi è errore quando la decisione è fondata sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa, oppure quando è supposta l’inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita e tanto nell’uno quanto nell’altro caso, se il fatto non costituisce un punto controverso sul quale la sentenza debba pronunciare. Così come si tratta di errore revocatorio quando c’è stata una falsa percezione della realtà, a sua volta indotta da una svista di natura percettiva o sensoriale.

Per tali ragioni, tale falsa percezione della realtà deve emergere in modo oggettivo e immediato dal solo raffronto tra i fatti e quanto indicato in sentenza.

Ne consegue così che non può considerarsi revocatorio quell’errore la cui verificazione richieda indagini, procedimenti ermeneutici, svolgimento di argomentazioni giuridico-induttive.

In ogni caso poi, rileva soltanto se incide sull’esito della lite, in modo lampante e non in esito a valutazioni di tipo giuridico ed ermeneutico.

Cassazione, sezione tributaria civile, sentenza 13744 del 31 maggio 2017

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