Imposte

Ricerca e sviluppo, sanatoria anche con l’atto di recupero

Restituzione senza sanzioni e interessi per i crediti indebitamente utilizzati

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Sul caos ricerca e sviluppo il Governo decide di azzerare tutto. Dopo cinque anni d’imposta caratterizzati da continui cambi di norme e una copiosa produzione di circolari e altri documenti di prassi per cercare di far chiarezza sul credito d’imposta, il decreto legge approvato il 15 ottobre in Consiglio dei ministri vara una sanatoria per tutte le imprese che hanno indebitamente utilizzato l’agevolazione. Si potrà restituire al Fisco il bonus «indebitamente utilizzato» in compensazione senza versare sanzioni e interessi. Possibilità di restituzione aperta anche alle imprese già raggiunte da atti di recupero o atti impositivi, che non siano ancora definitivi alla data di entrata in vigore del decreto. Con l’effetto che per chi completerà la regolarizzazione sarà esclusa la punibilità per il reato di indebita compensazione (articolo 10-quater del Dlgs 74/2000).

Una sanatoria aperta agli errori di qualificazione delle spese di ricerca e sviluppo ammissibili e agli errori di quantificazione o individuazione. Strada sbarrata, invece, nei casi in cui il credito d’imposta in compensazione sia il risultato di condotte fraudolente, di fattispecie oggettivamente o soggettivamente simulate, di false rappresentazioni della realtà basate sull'utilizzo di documenti falsi o di fatture che documentano operazioni inesistenti, ma anche nelle circostanze in cui manchi la documentazione in grado a supporto dell’avvenuto investimento.

Negli ultimi anni infatti, secondo quanto riportato dalla risposta della sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra a un question time in commissione Finanze al Senato, le imprese raggiunte da atti di recupero del bonus - secondo il Fisco indebitamente utilizzato - sono state 804 nel quinquennio 2017/2021 mentre i processi verbali di constatazione notificati (al netto dei rilievi già confluiti in un atto di recupero) sono stati 164 (si veda «Il Sole 24 Ore» del 5 agosto).

Tornando alla sanatoria prevista dal decreto fisco-lavoro, l’arco temporale interessato copre il credito d’imposta ricerca e sviluppo maturato a decorrere dall’anno d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 fino al 2019.

Per accedere sanatoria sarà necessario presentare una richiesta all’agenzia delle Entrate entro il 30 settembre 2022, indicando i periodi d’imposta di maturazione dei bonus fiscali, gli importi del credito da riversare spontaneamente e tutti quei dati e quelle informazioni relativi alle attività e alle spese ammissibili. Il modello dell’istanza sarà comunque reso disponibile dalle Entrate entro il 31 maggio 2022. Per perfezionare il riversamento sarà necessario procedere al pagamento e in ogni caso non si potranno compensare in F24 altri crediti spettanti per completare la procedura. La prima o unica rata andrà corrisposta entro il 16 dicembre 2022, mentre le scadenze delle successive (a cui andranno sommati gli interessi calcolati al tasso legale) saranno il 16 dicembre 2023 e il 16 dicembre 2024. Attenzione, però. Chi si avvale della sanatoria ed è già interessato da atti istruttori, atti di recupero o provvedimenti impositivi non definitivi dovrà versare in un’unica soluzione, senza poter contare sul pagamento dilazionato.

IL CALENDARIO

Comunque si potrà decadere dalla regolarizzazione e le somme già versate verranno considerate come acconto, se dopo la comunicazione gli uffici accerteranno condotte fraudolente.

Linea dura anche per chi paga la prima rata e non onora le due successive. In questo caso oltre a decadere dalla restituzione, l’amministrazione finanziaria procederà all’iscrizione a ruolo delle somme residue dovute con l’aggiunta della sanzione del 30% e degli interessi.

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