Contabilità

Riforma Oic passo in avanti per l’internazionalizzazione

di Federica Micardi

La riforma degli Oic rappresenta un passo in avanti verso l’internazionalizzazione, un cambio di mentalità per le aziende italiane. A pensarla così è Roberto Mannozzi, direttore centrale amministrazione, bilancio e fiscale di Ferrovie dello Stato Italiane e presidente dell’Andaf, Associazione nazionale direttori amministrativi e finanziari, che ha partecipato attivamente al tavolo di riforma degli Oic - avviata con il Dlgs 139/2015, il quale ha recepito la direttiva 2013/34/UE - e alla relativa fase di sperimentazione.

Dottor Mannozzi, perché è importante la riformulazione degli Oic?

Questo nuovo corpo di principi avvicina molto il mondo dei principi contabili nazionali a quello dei principi contabili internazionali (Ifrs), un passaggio che consente una confrontabilità dei bilanci fino ad ora preclusa. Tra le logiche che entrano negli Oic c’è quella della sostanza sulla forma, così come la rilevanza dell’informazione. Questo avvicinamento tra i due sistemi porta benefici complessivi per investitori, analisti e per tutto il mondo che gira intorno all’informativa finanziaria.

Ora cosa cambia per le aziende italiane?

Le aziende medie o medio piccole fino ad oggi si sono trovate svantaggiate perché si dovevano confrontare con i mercati all’estero avendo però un linguaggio nei loro bilanci che creava qualche problema di coerenza in termini di impostazione. Questo veicolo degli Oic, riletto in chiave più moderna, semplifica molto il contatto e la comunicazione.

Quale, tra le recenti novità è importante sottolineare?

L’introduzione dell’Oic 32 riferito a trattamento dei derivati, tema prima assente dagli Oic. I derivati sono sempre stati elemento di grande attenzione nei mercati, anche perché protagonisti spesso di avventure non particolarmente positive. Con l’introduzione dell’Oic 32 sono stati previsti una serie di riferimenti e regole anche a livello nazionale che danno paletti molto più precisi di comportamento per le aziende.

Anche l’obbligo della redazione del rendiconto finanziario è importante, in particolare per le aziende medio grandi che compilano il bilancio in forma ordinaria. Il rendiconto finanziario, infatti, permette di leggere con chiarezza i flussi di liquidità di un’impresa e, quindi, di anticipare eventuali problemi di tensione finanziaria che può sfociare in una vera e propria crisi per l’impresa.

Il tema della sostanza sulla forma non dà troppo spazio all’interpretazione soggettiva?

Il far prevalere la sostanza sulla forma impone di ragionare di aspetti economici sostanziali rispetto a un’impostazione prevalentemente legale e giuridica tipica dei principi nazionali fino a ieri. Certo, si ampliano gli aspetti valutativi, e questo richiede un’adeguata preparazione, ma consente anche di presentare verso l’esterno un’informativa finanziaria che non si perda nei rivoli delle piccolezze ma possa concentrarsi sugli aspetti sostanziali della gestione. Inoltre è un sistema rodato, la realtà anglosassone lo sta sperimentando da tempo.

È corretto dire che il sistema è meno rigido?

Diciamo che è più coerente ai tempi. Avere principi che hanno la capacità di adeguarsi ai cambiamenti di mercato dà maggior chiarezza nell’informativa finanziaria. Certo i preparers devono ancor più oggi dimostrare di essere all’altezza.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©