Imposte

Rivoluzione da marzo: Irpef e assegno cambiano 22 milioni di buste paga

Corsa contro il tempo dei sostituti d'imposta per adeguare i calcoli su nuove aliquote, bonus 100 euro e detrazioni sui familiari a carico

«Netto». In busta paga, l’ultima casella è spesso la prima che si guarda. Una casella che cambia ora in modo rilevante per 22,4 milioni di lavoratori dipendenti, per l’effetto combinato della nuova Irpef e dell’assegno unico legato ai figli. Le variazioni più grandi arriveranno con le buste paga di marzo, ma i primi segnali si sono già visti a gennaio, anche se alcuni datori di lavoro devono ancora mettersi in linea. Lo conferma la circolare 4/E delle Entrate di venerdì 18 febbraio, che dà tempo a tutti fino ad aprile per applicare le novità 2022, facendo poi «un conguaglio per i primi tre mesi».

Qualche esempio, elaborato dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro, può aiutare a capire la portata del cambiamento. Prendiamo il caso di un dipendente del settore commercio (un impiegato) con un reddito lordo di 1.793 euro. A dicembre – ultimo mese prima delle modifiche – la sua retribuzione netta era circa 1.440 euro, considerando anche il bonus Irpef di 100 euro pagatogli dal datore di lavoro. Con le modifiche previste dalla legge di Bilancio 2022, e in vigore dal 1° gennaio, ci sono quattro novità: cambiano le aliquote Irpef (che tra l’altro passano da cinque a quattro scaglioni); sparisce il bonus di 100 euro; viene modificata la formula di calcolo delle detrazioni per lavoro dipendente; si alleggerisce il prelievo contributivo (in virtù della decontribuzione dello 0,8% valida per il solo 2022). Il risultato sul «netto» mensile è un aumento di 14 euro, che in questo esempio corrisponde all’effetto della decontribuzione.

La transazione nei cedolini

Non tutte le buste paga hanno registrato da subito le novità. In alcuni casi, ad esempio, il bonus di 100 euro è stato erogato anche a gennaio ai lavoratori con un reddito tra 15mila e 28mila euro, per i quali invece dal 2022 è previsto un trattamento integrativo che copre solo la parte di bonus non rimpiazzata dalle nuove detrazioni di lavoro dipendente.

«Praticamente tutti i software per la gestione delle buste paga sono stati allineati alle nuove aliquote Irpef già dal 1° gennaio», spiega Roberto Bellini, direttore generale di Assosoftware. Un passaggio non da poco, considerando che le regole sull’Irpef sono state inserite in manovra solo con il maxiemendamento pochi giorni prima di Natale. «Comunque – aggiunge Bellini – i problemi applicativi maggiori hanno coinvolto le nuove detrazioni e il trattamento integrativo». Non a caso Assosoftware attendeva la circolare delle Entrate per sciogliere gli ultimi dubbi.

I conti sul bonus a luglio 2023

L’Agenzia chiarisce tra l’altro che i conti finali sul trattamento integrativo avverranno con il 730 presentato nel 2023, e quindi saranno regolati nelle buste paga di luglio dell’anno prossimo. Una mossa inevitabile e attesa dal mondo delle imprese, perché per stabilire l’esatto ammontare del bonus bisogna avere una serie di informazioni sulle spese detraibili sostenute dai lavoratori – ad esempio, gli interessi pagati sul mutuo – che il datore non può conoscere. Come spiega Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione studi Consulenti del lavoro, «è un meccanismo articolato e farraginoso che è difficile far comprendere a una platea di soggetti, i lavoratori ma anche i datori di lavoro, che avevano oramai dimestichezza con un bonus a cui avevano fatto abitudine dopo quasi otto anni di applicazione».

Secondo le ultime Statistiche fiscali, nella fascia tra i 15mila e i 28mila euro – quella che richiede un calcolo specifico – c’è il 36% dei dipendenti: 8,2 milioni su 22,4. Altri 8,3 milioni di lavoratori, invece, ricadono nella fascia fino a 15mila euro e hanno diritto in modo automatico ai 100 euro anche nel 2022.

Il nuovo aiuto alla natalità

Per chi ha figli a carico fino a 21 anni le novità non sono finite. A marzo spariranno dalla busta pagale detrazioni per i figli e – se lo si chiede all’Inps entro il 28 febbraio – arriverà su conto corrente l’assegno unico.

Anche in questo caso, per i datori di lavoro il momento caldo è adesso. «Le buste paga di marzo in molti casi si fanno nella prima metà del mese: ci sono grandi aziende, ma anche molti enti pubblici, che pagano già il 24 o 25», ricorda Bellini. Tant’è vero che molti consulenti e associazioni di categoria stanno suggerendo alle imprese di farsi rilasciare dai dipendenti una nuova dichiarazione sul numero e l’età dei figli a carico per mettersi al riparo da possibili errori e contestazioni.

È un passaggio da gestire con attenzione perché alcune detrazioni per i familiari potrebbero rimanere in busta paga. Come nell’esempio del lavoratore del settore metalmeccanico (un quadro) che ha due figli a carico, di cui uno escluso dall’assegno unico perché di 22 anni. In questa situazione, in busta paga – anche a marzo – rimarrà una detrazione per i figli di circa 27 euro, rispetto ai 54 precedenti. Ma verrà anche erogato l’assegno unico (ipotizzato in 100 euro mensili, con un Isee di 30mila, di cui 50 euro riferibili al singolo genitore). In parallelo, l’importo netto in busta paga, dopo essere salito a gennaio a 1.908 euro dai 1.894 di dicembre, scenderà a marzo a 1.877 euro, proprio per l’eliminazione della detrazione relativa al figlio più piccolo.

L’effetto è più evidente quando ci sono più figli che danno diritto all’assegno – come nel caso del pubblico impiegato nel nostro esempio – e quando l’Isee è più basso, perché l’assegno diventa più consistente.

Assegni al nucleo e contributi

Da marzo, inoltre, non saranno più erogati dal datore di lavoro in busta paga gli assegni per il nucleo familiare. È uno degli aiuti sostituiti dal nuovo assegno,e anche questa è una transizione che potrebbe generare malintesi con chi non fosse informato della novità.

Una modifica che non si è ancora vista è poi l’incremento contributivo legato alla riforma degli ammortizzatori. Spiega ancora Buscema: «Con l’entrata a regime delle istruzioni operative, una notevole platea di lavoratori subirà l’incremento contributivo per il finanziamento dell’estensione degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro a lavoratori che ne erano prima esclusi».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©