Adempimenti

Salvagente e miniproroga per le rate della pace fiscale

Sul tavolo una remissione in termini per i pagamenti in scadenza lunedì. Nel nuovo decreto «Sostegno» aiuti a partite Iva e imprese con perdite 2020 dal 33% in su

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Una rimessione in termini di pochi giorni per salvare i circa 1,2 milioni di imprese e cittadini che lunedì 1° marzo sarebbero chiamati alla cassa per pagare le rate della pace fiscale rinviate al 28 febbraio dai vari decreti anti-Covid.

È uno dei salvagenti cui sta lavorando il Governo per evitare ai contribuenti di perdere il treno della rottamazione o quello del saldo e stralcio cui hanno aderito negli anni passati. In ballo ci sono circa 950 milioni dovuti per le 5 rate (4 del 2020 e 1 del 2021) della definizione agevolata delle cartelle, e per le due rate del saldo e stralcio del 2020.

Lo schema si è già visto all’inizio della crisi da pandemia. E si è visto anche l’affanno con cui, nel marzo scorso, il governo dovette intervenire con un «comunicato legge» per assicurare i contribuenti sulla mini-proroga in arrivo. Lo stesso potrebbe accadere nelle prossime ore, con una mossa che da un lato prova a dare qualche garanzia ai contribuenti, ma dall’altro serve a frenare il meno possibile l’afflusso di risorse nelle casse pubbliche.

La situazione ora è sostanzialmente identica, solo che l’oggetto del rinvio sono le rate della pace fiscale. E il Governo Draghi è alle prese con il nuovo decreto «Sostegno», come dovrebbe essere ribattezzato quello che nei programmi del Conte-2 era il «Ristori 5». Decreto che arriverà quasi certamente a metà della prossima settimana, e dunque a scadenza del 1° marzo già passata. La rimessione in termini, dunque dovrebbe essere comunicata tra domani e il 1° marzo per poi essere ripresa con altri strumenti di aiuto a imprese e contribuenti colpiti dalla crisi nel decreto legge di metà settimana. Con questa tempistica, il decreto accompagnerà di fatto il nuovo Dpcm riallineando i cammini di aiuti e restrizioni che si erano divisi a fine anno.

Il nuovo provvedimento dovrebbe garantire l’attivazione dei ristori anche alle attività colpite dai provvedimenti locali, che si stanno moltiplicando insieme ai focolai prodotti dalle varianti del virus. Ma il suo compito sarà anche quello di guardare indietro per attenuare gli effetti delle perdite cumulate con la pandemia.

Il parametro per disegnare la platea di chi riceverà i nuovi aiuti sarà probabilmente basato sul confronto fra il fatturato 2020 e quello dell’anno prima. I calcoli sono in corso, ma l’orientamento a oggi è quello di aprire le porte a chi abbia subito una flessione di almeno il 33 per cento. Sotto la lente ci sono i professionisti e le imprese; queste ultime potrebbero incontrare più canali di accesso, con l’idea di riservare un forfait veloce alle più piccole in termini di fatturato e dipendenti.

Dalla griglia del decreto sembra ormai uscita l’ipotesi di una nuova proroga della sospensione della cartelle. Che dovrebbero però ripartire a ritmi più lenti in un calendario dilazionato su due anni.

Ma in fatto di riscossione potrebbe finalmente arrivare l’addio agli «Npl di Stato», con una pulizia del magazzino della ex Equitalia che potrebbe cancellare tutti i vecchi crediti nati fino al 2015 ma ormai diventati di fatto inesigibili perché dovuti da imprese fallite o soggetti scomparsi. La ramazza potrebbe spazzare via una quota importante dei 677 miliardi cumulati dalle cartelle 2000-2015.

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