Adempimenti

Sconti fiscali per 112 miliardi, il 40% nel mirino

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di Marco Mobili e Giovanni Parente

Conti alla mano non si preannuncia come un’operazione semplice. La razionalizzazione delle tax expenditures sbandierata in campagna elettorale e nello scenario post voto dai partiti politici per reperire le risorse necessarie a realizzare i propri programmi dovrà “adeguarsi” alla realtà dei fatti: i contribuenti continuano ad utilizzare gli sconti fiscali per abbattere (legittimamente) gli importi dovuti dall’Irpef. Dall’elaborazione dei dati delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2017 (anno d’imposta 2016) diffusi ieri dalle Finanze, emerge come la somma di deduzioni (compresa quella per l’abitazione principale), detrazioni e bonus 80 euro spettante arrivi a quasi 112 miliardi. Con detrazioni e deduzioni, che hanno conosciuto un ulteriore crescita di circa il 2% nel complesso. Ma quanto è effettivamente contendibile la montagna dei bonus fiscali? La prima variabile da considerare è naturalmente legata a come si comporrà il nuovo Governo e a quali saranno i rapporti di forza al suo interno. Se prevalesse la ricetta del centro-destra di arrivare a una flat tax (si tratterà poi di vedere su quale aliquota si attesterà), il dossier sconti fiscali potrebbe rivelarsi molto corposo. Certo, con dei paletti. Ad esempio Forza Italia non consentirebbe di toccare il capitolo “prima casa” (sia la deduzione per l’abitazione principale che la detrazione del 19% sugli interessi passivi per il mutuo) . Allo stesso tempo resta intoccabile la detrazione per i redditi da lavoro dipendente, pensioni e assimilati che vale 42 miliardi di euro e riguarda 35,7 milioni di contribuenti. Ma soprattutto è una componente consolidata nel calcolo attuale dell’Irpef. Stesso discorso per i carichi di famiglia (valore della detrazione: 12,6 miliardi).Salvando queste voci si arriverebbe a un potenziale aggredibile di circa il 40% di quei 112 miliardi. Potenziale che potrebbe essere di gran lunga più ampio se prevalesse la flat tax “formato” Lega che oltre all’aliquota del 15% prevede anche una dedetrazione fissa di 3mila euro per ogni componente del nucleo familiare e quindi spazzerebbe via l’intero assetto delle attuali deduzioni/detrazioni.

Il discorso sarebbe diverso, invece, in caso di Governo con il Movimento 5 Stelle, che ha una differente idea di riforma dell’Irpef con un impianto a tre aliquote e una no tax area a 10mila euro (destinata, secondo lo schema proposto, a salire a 26mila euro in presenza di figli nel nucleo familiare). M5S guarda più alla componente delle tax expenditures relative al mondo delle imprese per trovare risorse necessarie a trovare le coperture. Di sicuro, una vittima “sacrificale” c’è già. Il bonus 80 euro è destinato a essere abolito nelle intenzioni di tutti i partiti vincenti. Le dichiarazioni presentate nel 2017 hanno fatto registrare la quota di 11,5 milioni di soggetti con agevolazione spettante (+2,8% sul periodo d’imposta 2015) per un importo di circa 9,4 miliardi di euro (+4,5%). Ma anche in questo caso, come già sperimentato lo scorso anno (si veda Il Sole 24 Ore del 1° marzo 2017) c’è stato un effetto porte girevoli con 1,7 milioni di contribuenti chiamati a restituirlo in tutto (il 52%) o in parte per un importo di circa 480 milioni di euro, anche se - sottolineano le Finanze - «di tali soggetti 1,1 milioni hanno ottenuto la restituzione di ritenute Irpef indebitamente versate, pari a 735 milioni di euro».

Ma un’operazione pulizia delle agevolazioni potrebbe anche mettere fine ai regimi di detassazione introdotti nel tempo per “invogliare” il rientro dei cervelli. Nella dichiarazione dei redditi presentata lo scorso anno era, infatti, previsto il regime per gli «impatriati» in vigore dal 2016 (imponibilità del reddito nella misura del 70%) sfruttato da 1.200 contribuenti. A questi vanno aggiunti gli aderenti ad altri due regimi preesistenti: 2.200 «controesodati» (imponibilità del 20% per le donne e del 30% (per gli uomini del reddito da lavoro dipendente) e 1.200 docenti e ricercatori residenti all’estero ritornati in Italia (imponibilità del 10% del reddito da lavoro dipendente). Forse la carta da giocare per riportare le eccellenze in Italia potrebbe essere un Fisco oltre che meno pesante anche meno complesso.

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