Imposte

Studi di settore, il «premiale» conferma le regole d’accesso per il 2016

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Il regime premiale degli studi di settore continua a macinare numeri importanti. La presentazione dei risultati sul periodo d’imposta 2015 (svoltasi ieri in Sose segna un viatico incoraggiante in vista dell’addio al vecchio strumento e al debutto degli indici sintetici di affidabilità che avverrà tra la fine di quest’anno e il prossimo.

Intanto la fotografia sul recente passato lascia emergere che per il 2015 sono stati 159 studi di settore per i quali si sono dischiuse le porte del regime premiale (anche se finora i professionisti hanno lamentato l’assenza dal perimetro). In teoria si è trattato di un bacino potenziale di 2.195.412 partite Iva, di cui poi quelli effettivamente ammessi sono stati 599.842: poco più del 27 per cento. Numeri che diventano ancor più rilevanti se si considerà l’effetto compliance prodotto dall’operazione. Grazie all’ingresso nel premiale, infatti, i contribuenti interessati hanno dichiarato maggiori ricavi per quasi 4,8 miliardi di euro. Ma non solo , perché tradotto in termini di maggiori redditi significa un’ermersione oltre i 2,3 miliardi di euro.

Questo naturalmente si traduce anche in un maggior gettito per l’Erario. Di cifre ufficiali a riguardo non ne sono state diffuse. Però, con un margine di approssimazione, applicando un’aliquota media del 14% per i ricavi e del 30% sui redditi significherebbe un incremento complessivo di incassi per circa 1,4 miliardi. Non pochi, considerati i tempi. Tanto che tra i rappresentanti delle associazioni di categoria presenti alla diffusione dei dati è circolata la considerazione che «il regime è premiale sia per i contribuenti che per il Fisco che può ottenere di più».

Va, infatti, ricordato che l’adesione al sistema di vantaggio comporta benefici sotto il profilo degli accertamenti attraverso la riduzione dei termini a disposizione delle Entrate per effettuare i controlli sono ridotti di un anno, l’innalzamento della franchigia per il redditometro e l’impossibilità di procedere all’analitico induttivo. Per poterne beneficiare è necessario dichiarare, anche per effetto dell'adeguamento, ricavi o compensi almeno pari all'ammontare ritenuto congruo (ricavo o compenso puntuale) risultante dall'applicazione degli studi, che abbiano regolarmente assolto gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli stessi, indicando fedelmente tutti i dati previsti, e la cui posizione, sulla base di tali dati, risulti coerente con gli specifici indicatori previsti dai singoli decreti di approvazione.

Anche per l’anno d’imposta 2016 (dichiarazioni 2017) i criteri d’accesso rimarranno sostanzialmente invariati. Le novità, invece, si prospettano con l’introduzione degli Isa, per i quali si configuerà un doppio livello di premialità: livelli che saranno parametrati al “voto in pagella” (da 1 a 10) che prenderanno i contribuenti con i nuovi indicatori.

Un primo livello per chi arriva alla sufficienza piena con il riconoscimento di tutti o quasi gli attuali vantaggi fiscali concessi a chi rispetta oggi gli studi di settore. Poi un premio aggiuntivo per chi va oltre (si veda Il Sole 24 Ore del 10 marzo).

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