Controlli e liti

Sul caso OneCoin indaga anche la Procura di Roma

di Ivan Cimmarusti

L’ipotesi preliminare è la truffa. Ma altri reati potrebbero aggiungersi all’indagine che la Procura della Repubblica di Roma e il Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza stanno svolgendo sulla vendita «piramidale» del programma OneCoin, una criptovaluta sotto inchiesta anche in altri Paesi europei. Un vero e proprio «sistema» illecito, che trasformerebbe il truffato in truffatore, come si trattasse di una catena di Sant’Antonio.

Già ad agosto scorso l’Agcm ha acceso un faro sulle attività «ingannevoli» legate alla promozione della moneta virtuale: una multa da 2,6 milioni di euro è stata comminata alla One Network Service Ltd, con sede in Bulgaria ma registrata a Dubai. Un meccanismo di vendita dietro cui si celerebbe il cosiddetto schema Ponzi: si tratta di un modello truffaldino, che permette alle varie vittime di fare guadagni a patto che riescano, a loro volta, a reclutare altri investitori da far cadere nella rete. Una vera e propria «vendita piramidale» .

Un quadro nitido delle sospette irregolarità è stato fornito dagli accertamenti del Nucleo Antitrust, come riassunti nel provvedimento dell’Autorità. Nel mirino è finita la «pratica commerciale» della «promozione della cripto moneta OneCoin», basata su una duplice promessa: da una parte «il consumatore-aderente al programma potrà conseguire ingenti profitti attraverso una serie di meccanismi di trasformazione che prima consentirebbero il raddoppio della moneta grezza (tokes) acquistata in abbinamento a non ben definiti kit di formazione e poi la sua conversione in OneCoin»; dall’altra, «l’aspettativa di una crescita di valore esponenziale collegata alla sua diffusione». Secondo l’istruttoria amministrativa, il «programma OneCoin» sarebbe «gravemente carente e ingannevole». In sostanza si tratterebbe di una truffa, proprio perché i guadagni, in realtà, potrebbero arrivare solo facendo cadere nell’inganno altre vittime.

Gli investigatori del Nucleo stanno ricostruendo la struttura societaria dietro cui si cela il «sistema», che risulterebbe molto articolato: alla One Network Service Ltd, fondata da Ruja Ignatova (nata in Bulgaria ma con cittadinanza tedesca), è legata la Oneline Network Ltd con sede in Belize. A entrambi i soggetti giuridici sarebbe affiliata una galassia di società tra Italia, Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Ucraina, Lituania ed Estonia. All’ufficio requirente capitolino, come detto, è in corso un procedimento che punta ad accertare la reale esistenza di questa presunta truffa in Italia. Un procedimento simile lo sta coordinando l’autorità giudiziaria tedesca, al punto da aver compiuto - il 17 e il 18 gennaio scorsi - una perquisizione nella sede della società bulgara, con lo scopo di sequestrare documenti e server.

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