Sul transfer pricing crescono gli accordi preventivi con il Fisco
Convezioni arbitrali e accordi Apa (advance pricing agreement) in crescita. I contribuenti italiani fanno sempre più ricorso alle procedure internazionali per evitare la doppie imposizioni derivanti da rettifiche di transfer pricing e agli strumenti di dialogo con l’amministrazione per concordare in via preventiva le politiche di Tp. I dati arrivano dalle statistiche del Joint Transfer Pricing Forum (Jtpf), organismo consultivo per il Tp della Commissione europea.
Gli Apa sono regolati in Italia dall’articolo 31 ter del Dpr 600/73 e dai trattati contro le doppie imposizioni. Queste procedure prevedono un contraddittorio con il contribuente finalizzato a raggiungere un accordo “pro-futuro” sui meccanismi di Tp, valido per 5 anni. Gli Apa possono essere unilaterali, qualora l’accordo sia fatto solo con le Entrate, o bilaterali/multilaterali in caso di accordo simultaneo con gli Stati controparte. Gli accordi preventivi sono di fatto l’unico strumento che consente di ottenere la certezza giuridica del comportamento adottato in una materia, quella del Tp, che comporta complesse analisi e che negli ultimi anni è stata oggetto di numerosissime verifiche.
Per questo motivo sempre più multinazionali operanti in Italia ricorrono agli Apa. I dati del Jtpf per il 2017 confermano questo trend. Gli accordi in vigore alla fine del 2017 erano 109, di cui 49 con controparti Ue e 60 con controparti non Ue, in aumento rispetto ai 78 di fine 2016. Di questi la stragrande maggioranza è relativa ad accordi unilaterali. Di rilievo il numero di richieste ricevute nel 2017 pari a 150, in crescita rispetto alle 118 del 2016. Gli accordi conclusi nel 2017 sono stati 36, in linea con l’anno precedente. I dati confermano che i tempi per ottenere un accordo bilaterale/multilaterale sono ancora lunghi, superiori a quattro anni. Si noti però che le tempistiche sono in linea con altri Paesi Ue e che su questo punto molti Stati non hanno fornito informazioni.
A differenza degli Apa, le procedure da convenzione arbitrale 90/436/Cee hanno lo scopo di risolvere la doppia imposizione che deriva da contestazioni di Tp. È previsto che gli Stati coinvolti debbano raggiungere un accordo (teoricamente) entro due anni. Decorso inutilmente tale periodo il caso è sottoposto a una commissione consultiva che emette un lodo cui gli Stati devono conformarsi (salvo trovino una diversa soluzione che elimina la doppia imposizione). Il numero delle procedure in essere riportate dal Jtpf è lo specchio delle numerosissime controversie. I casi aperti in Italia a fine 2017 erano 468, in leggero aumento rispetto ai 453 del 2016. Le procedure attivate nel 2017 sono state 94 (108 nel 2016), mentre sono aumentati significativamente i casi conclusi che passano da 19 nel 2016 a 79 nel 2017, a conferma degli impegni presi dall’Italia in ambito Beps per velocizzare la risoluzione delle controversie internazionali. C’è, tuttavia, ancora da fare. Più della metà delle procedure in corso hanno durata superiore ai due anni teorici, principalmente a causa del contenzioso interno che fin quando non viene ritirato blocca l’accesso alla fase arbitrale. Dai dati emerge infine che non si fa mai ricorso alla commissione consultiva, tranne due casi che riguardano la Francia.