Superammortamento, proroga in vista
La seconda fase di Industria 4.0, una spinta all’internazionalizzazione, un’integrazione del pacchetto Sud varato negli ultimi mesi. Sta prendendo forma il capitolo Industria e imprese della prossima legge di bilancio e nei prossimi giorni dovrebbero essere messe a punto una serie di misure alle quali si era già iniziato a lavorare prima della pausa di metà agosto.
Per determinare l’intensità di alcuni interventi potrebbe essere necessario aspettare la Nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza) a metà settembre e un’eventuale decisione sulla previsione di un’asta per le frequenze telefoniche 5G. A quel punto si avrà un quadro chiaro dei margini di copertura per le misure espansive.
Al momento c’è comunque uno schema di lavoro già chiaro.
Investimenti e Industria 4.0
Contrariamente alle prime ipotesi, si va verso la proroga di un anno del superammortamento, l’incentivo fiscale di cui le imprese possono godere se acquistano beni strumentali. Fino a pochi giorni fa la proroga sembrava destinata ad essere limitata all’iperammortamento (maggiorazione dell'ammortamento al 250% per i beni funzionali alla digitalizzazione), nei giorni scorsi invece il ministero dello Sviluppo economico avrebbe avuto un sostanziale via libera del Tesoro anche per l’agevolazione fiscale riservata ai macchinari tradizionali (la maggiorazione in questo caso è al 140 %). L’estensione consentirebbe in entrambi i casi di effettuare l’ordine di acquisto entro il 31 dicembre 2018.
La vera novità del pacchetto Industria 4.0 però sarà legata al lavoro. Si tratta di un credito di imposta per spese in attività di formazione sostenute in misura incrementale rispetto alla media di un periodo precedente (si pensa a un triennio). Il “bonus” fiscale, che potrebbe essere del 50% fino a un massimo di 20 milioni, dovrebbe essere inquadrato all’interno degli accordi contrattuali di secondo livello e richiederebbe una copertura di circa 350 milioni in un triennio, agevolerebbe spese effettuate nel 2018 ma avrebbe effetto sulle finanze pubbliche solo a partire dal 2019.
Made in Italy e Sud
L’export sta confermando di giocare un ruolo centrale nella ripartenza dell’economia. Per dare continuità e alimentare la vivacità del sistema, si studia anche un rifinanziamento del Piano straordinario per il made in Italy. La dote aggiuntiva - potrebbe essere di 150 milioni - si aggiungerebbe allo stanziamento ordinario annuo di 50 milioni portando il plafond complessivo per l’nternazionalizzazione a 200 milioni. Dopo aver consolidato la presenza su molti dei mercati più preziosi per il commercio internazionale, l’obiettivo è ora aumentare il numero di aziende che esportano e che dunque beneficiano del dividendo della crescita.
Nel pacchetto imprese, infine, potrebbero entrare nuovi interventi per il Mezzogiorno. In primo luogo un Fondo per il private equity e la crescita delle Pmi (si veda altro articolo in pagina). Si valuta però anche un aumento della dote attualmente già disponibile per il cosiddetto “bonus Sud”, il credito di imposta per investimenti in beni strumentali nuovi.