Superbonus, garanzia Sace per i crediti
Pronti gli emendamenti riformulati al decreto Aiuti quater. Possibile una cessione in più per le banche. Niente mini rinvio della Cilas a fine anno: è incompatibile con la conversione che slitterà a gennaio
Riproposizione in blocco del modello di garanzia Sace. Crediti incagliati oggetto di valutazione nel rating delle imprese. E una cessione in più a disposizione delle banche, anche per il passato. La difficile ricerca di un compromesso tra Governo e maggioranza porta una soluzione per provare a sbloccare i crediti incagliati in pancia alle imprese, ma sembra chiudere ogni spiraglio alle ipotesi di mini-rinvio al 31 dicembre per le Cilas che erano state fatte nei giorni scorsi.
La svolta nei lavori della legge di conversione del decreto Aiuti quater in commissione Bilancio al Senato si è materializzata nel tardo pomeriggio di mercoledì 14 dicembre, con la riformulazione degli emendamenti correttivi che tengono conto anche dei pareri forniti dai tecnici dell’amministrazione finanziaria.
Nel tentativo di far ripartire il mercato delle cessioni la prima misura punta ad allungare la catena dei trasferimenti possibili “in ambiente controllato”: quindi, ci sarà una cessione in più a disposizione per banche, gruppi bancari e assicurazioni. Complessivamente, così, diventano cinque, rendendo più facile la circolazione dei bonus.
Una possibilità che sarà introdotta con maglie molto larghe. Vale, ovviamente, per i crediti nati dopo l’entrata in vigore della norma, ma anche per le cessioni e gli sconti in fattura comunicati «in data anteriore a quella della legge di conversione».
Accanto a questo, arriva la garanzia Sace (si veda l’articolo «Superbonus e imprese, sblocca crediti con garanzia dello Stato») a supporto di prestiti «strumentali a sopperire alle esigenze di liquidità» delle imprese di costruzioni che realizzano interventi di superbonus. In pratica, le imprese che vantano ancora crediti incagliati potranno far ricorso ai canali bancari per avere liquidità con il modello di garanzia sperimentato per la pandemia Covid e per gli effetti del conflitto in Ucraina.
Nella valutazione del merito creditizio potranno essere considerati anche i crediti incagliati. Lo precisa l’emendamento, che però fissa una linea di demarcazione temporale: l’applicazione sarà circoscritta solo agli importi maturati fino al 25 novembre 2022. Una scelta non casuale perché è la data che, di fatto, introduce il superbonus al 90 per cento.
Sembra tramontare, invece, la possibilità di un rinvio per il termine, dal 25 novembre al 31 dicembre per le Cilas, che avrebbe consentito di agganciare il 110% anche nel 2023. Da un lato, c’è una questione di tempistica. Come spiega, infatti al Sole 24 Ore, il presidente della commissione Bilancio del Senato, Nicola Calandrini (FdI), «si punta a chiudere l’approvazione del decreto Aiuti quater in commissione» entro la giornata di giovedì 15 dicembre, «poi l’ok al testo dovrebbe arrivare in Aula lunedì o martedì». A quel punto mancherebbe il via libera della Camera, destinato ad arrivare solo a gennaio. Dall’altro, c’è una questione di opportunità. Non sembrano esserci i margini per un inserimento della norma del Ddl di Bilancio, sia perché si porrebbe un problema di copertura, sia perché questo significherebbe inserire il dibattito sul superbonus anche nella manovra, complicandone l’iter.
Guido Quintino Liris (FdI), relatore del provvedimento in Senato, è molto critico sul metodo di lavoro, soprattutto alla luce dell’esito sulla vicenda delle Cilas. «Queste sono le misure su cui c’è il via libera del Mef a livello tecnico, un via libera che a me sta stretto ma che tiene conto di tempi non comprimibili. Il poco tempo oggi ci obbliga ad ascoltare in maniera così stringente la Ragioneria, per il futuro non sarà sempre così». Sulle cessioni, «auspico l’avvio di un dialogo con le banche e, comunque, a stretto giro, andrà misurata l’efficacia del prestito ponte e, nel caso, andranno prese decisioni diverse, anche coinvolgendo Cassa depositi e prestiti».
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