Imposte

Superbonus villette, rinvio al 30 settembre. Banche in campo su 5-6 miliardi di crediti

Al via il voto sugli emendamenti in commissione. Intermediari finanziari pronti a riprendere gli acquisti dei bonus incagliati. Sembra allontanarsi l'ipotesi di conversione in titoli di Stato

Sei mesi in più per le villette: è sempre più solida l’ipotesi di uno slittamento dal 31 marzo al 30 settembre del termine per detrarre al 110% le spese su unifamiliari e unità indipendenti.

Anche se mercoledì 22 marzo la commissione Finanze della Camera non ha avviato l’esame degli emendamenti alla legge di conversione del decreto cessioni (Dl n. 11/2023), e quindi non c’è ancora nulla di totalmente definito, è questo il tentativo che il relatore Andrea de Bertoldi (FdI) sta portando avanti, forte della spinta dei partiti di maggioranza e opposizione. E sul quale c’è un via libera di massima del ministero dell’Economia.

La partita, di questa come delle altre modifiche, si giocherà su tempi più lunghi rispetto alle previsioni iniziali. Le votazioni in commissione, salvo sorprese ulteriori, partiranno giovedì 23 marzo e avranno una coda all’inizio della prossima settimana. L’approdo in Aula, di conseguenza, slitterà in avanti, da lunedì a mercoledì. Il weekend, allora, servirà per lavorare alle questioni più intricate, sblocco dei crediti incagliati in testa.

Tornando a unifamiliari e unità autonome, la proroga al 30 settembre per portare in detrazione le spese al 110% (costo stimato: circa due miliardi) sembra ormai consolidata. Per dare più margini ai cantieri che hanno accumulato ritardi in questi mesi, così, si punta a un rinvio ulteriore rispetto all’ipotesi iniziale, che si fermava al 30 giugno. Resterà invariato il requisito dell’effettuazione di almeno il 30% dei lavori al 30 settembre del 2022.

Se la soluzione per gli interventi sulle villette sembra chiarirsi, sono ancora in corso i lavori per sciogliere il nodo dei crediti bloccati. Un aiuto importante arriverà dalle banche: le interlocuzioni tra Governo e istituti sono andate avanti in queste settimane e, al momento, avrebbero portato a una disponibilità di massima a riprendere gli acquisti per un importo complessivo che viene stimato tra cinque e sei miliardi di euro, lavorando sulla capienza fiscale ancora disponibile.

Più complicato, invece, il fronte delle modifiche normative. Resta lo scetticismo del Mef sulla soluzione proposta da Abi e Ance di utilizzare la leva degli F24 per liberare capienza fiscale degli istituti. E perde terreno anche l’ipotesi di consentire la conversione dei crediti acquisiti in titoli di Stato, in caso di mancato utilizzo: difficile imbastire questo meccanismo in pochi giorni per fronteggiare l’emergenza dei crediti. I tempi più lunghi del passaggio parlamentare, allora, verranno utilizzati per trovare una soluzione diversa, ancora da studiare.

Per il resto, le votazioni partiranno da un pacchetto di emendamenti riformulati depositati ieri dal relatore (si vedano anche gli altri articoli in pagina). Tra le modifiche è confermata quella che consentirà di comunicare le opzioni di cessione e sconto «anche prima della conclusione dell’accordo». In questo modo, si cerca di dare una risposta ai molti contribuenti che, non avendo ancora trovato un acquirente, rischiano seriamente di perdere almeno una rata dei loro crediti fiscali: in concreto, più soggetti potranno agganciare la scadenza del 31 marzo. E, comunque, avranno poi a disposizione la strada della remissione in bonis (sulla quale l’Agenzia si è già espressa positivamente) che, con una sanzione da 250 euro, porterà il termine fino al 30 novembre.

Si delinea, con qualche correzione, anche la misura anticipata dal Sole 24 Ore, che consentirà di allungare a dieci anni il tempo di utilizzo dei crediti fiscali. In questo caso si lavorerà integrando quanto già previsto dal decreto Aiuti quater, con il cosiddetto spalmacrediti. La possibilità di utilizzare gli sconti in dieci anni verrà estesa, dal solo superbonus, anche al bonus barriere architettoniche al 75% e al sismabonus. In aggiunta, potrà essere applicata ai crediti attivati entro il 31 marzo e non più entro il 31 ottobre 2022. Il meccanismo resta lo stesso: il titolare del credito dovrà comunicare l’opzione per questo allungamento alle Entrate. Va sottolineato, su questo, che la norma del Dl 176/2022 è, ad oggi, ancora in attesa di un provvedimento attuativo dell’agenzia delle Entrate che la renda pienamente operativa.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©