Controlli e liti

Tribunali e Corti d’appello coordinati da Palazzo Chigi

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di Marco Mobili e Giovanni Parente

In parallelo alla pace fiscale «2.0» viaggerà anche la riforma della giustizia tributaria. Con una direttrice ben precisa: l’effettiva indipendenza dei giudici. E allo stesso tempo nell’ottica di garantire il giusto processo per il contribuente. L’impianto della riforma targata Lega è pronto. Dopo il testo annunciato a gennaio alla Camera, ora anche il Senato si muove con un disegno di legge di 38 articoli a cui hanno lavorato in prima battuta il presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari, e quello della commissione Finanze, Alberto Bagnai.

Il tentativo di fondo è di recidere ogni cordone con il Mef e di riportare i nuovi Tribunali e le nuove Corti d’appello tributari sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri. «Con le condizioni venutesi a creare con la pace fiscale - spiega Ostellari al Sole 24 Ore - si dà ulteriore importanza all’opportunità di portare avanti la riforma, chiesta sia dai professionisti sia da cittadini e imprese. I contribuenti non deve essere i soggetti da perseguire ma vanno garantiti all’interno di un giusto processo».

Entrando nel merito dei contenuti, si punta ad arrivare al giudice professionista. La riforma targata Lega, aggiunge il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, «prevede la creazione di un giudice certo e imparziale. Il collegamento tra Commissioni tributarie e Mef non dà garanzia, perché il Mef è parte del processo. La proposta è quella di creare un giudice che possa far riferimento alla Presidenza del Consiglio dei ministri». Si cercherà, per l’appunto, di «istituire giudici professionali a tempo pieno che saranno incompatibili con altri incarichi». Ma non sarà la fine dell’esperienza dei “ togati”. Il giudice onorario, secondo le intenzioni del Carroccio, resterà per decidere sulle controversie di minore entità e non sono così poche: quelle sotto i 3mila euro pervenute in primo grado nel 2018 sono, infatti, poco più di 71mila ma se si guarda alle pendenze tra Commissioni tributarie provinciali e regionali il numero è più che doppio, ossia oltre 152mila cause.

Nell’ipotesi di riassetto ci saranno quindi Tribunali e Corti d’appello con una giurisdizione tributaria a tutto tondo che si completerà, così come avviene oggi, con la sezione specializzata della Cassazione. Giurisdizione che oltre alla terzietà dovrà assicurare il diritto di prova. «Sulla giustizia tributaria - rimarca Ostellari - è utile parlare anche di ciò che avviene all’interno del processo: mi riferisco al diritto alla prova che oggi è mal disciplinato e deve, invece, essere disciplinato in modo adeguato per consentire un’effettiva difesa». Per farlo, però, molto probabilmente bisognerà integrare il disegno di legge strada facendo con le disposizioni relative al rito tributario che, tra l’altro, dovrà tenere in debita considerazione «l’obbligo del processo telematico scattato lo scorso 1° luglio».

A garantire l’autonomia dei giudici tributari sarà ancora il Consiglio di presidenza (Cpgt) che avrà un’autonomia contabile e che sarà dotato anche di un ufficio studi per promuovere analisi, incontri e seminari sul territorio. Verificherà i titoli, deciderà sui reclami e applicherà le sanzioni. Infatti, nel riordino saranno previste «responsabilità più marcate per i giudici collegati a procedimenti disciplinari» in caso di violazioni.

Sulla carta la Lega punta ad accelerare, tanto è vero che il disegno di legge prevede l’entrata in vigore delle nuove regole sui giudici tributari a partire dal 1° gennaio 2020. E non è un caso che una proposta molto simile sia stata già depositata dalla Lega alla Camera (primo firmatario Giulio Centemero). I tempi, però, dipendono anche dalle altre revisioni del sistema giudiziario messe in campo: «Il disegno di legge sulla giustizia tributaria è importante. Ma sul tavolo - conclude Ostellari - abbiamo anche riforma processo civile e penale e la riforma del Codice civile».

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