Imposte

Una manovra che favorisce le piccole dimensioni

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di Maria Carla De Cesari

In esclusiva per gli abbonati al «Quotidiano del Fisco» un articolo in anteprima dal Focus di Norme&Tributi «Forfait, Ires, sconti - Il nuovo Fisco» in uscita domani con Il Sole 24 Ore

La legge di Bilancio 2019 è certo il risultato del confronto con Bruxelles per garantire l’equilibrio dei conti pubblici. Eppure, al di là delle grandezze finanziarie, non si può ascrivere all’Europa la scelta delle priorità.

Finanza d’impresa
Se si cerca il filo conduttore fra la moltitudine dei commi della legge 145/2018 e si prescinde dalle due principali misure manifesto del governo – il reddito di cittadinanza e quota 100 per l’uscita dal lavoro e per il pensionamento – gli interventi per il mondo produttivo non si direbbe siano intesi a rafforzare tutto il tessuto imprenditoriale, in un momento in cui già si sentono le eco di una nuova crisi.
Certo, come si potrà leggere in questa guida, sono stati implementati alcuni strumenti per la finanza d’impresa, come il venture capital o i Pir (questi ultimi però sono per ora bloccati in attesa della nuova regolamentazione). Finanza d’impresa che ha come obiettivo soprattutto le piccole e medie imprese.

Pmi favorite
Le Pmi sono poi favorite con la proroga dell’iperammortamento, visto che la maggiorazione è del 170 per cento per investimenti fino a 2,5 milioni di euro e non c’è invece un premio per investimenti oltre 20 milioni. Ancora: il plafond per il credito di ricerca e sviluppo è stato dimezzato. L’Ace, l’incentivo per la capitalizzazione, è stato cancellato, così come il superammortamento. Di fronte ai tagli è stata introdotta la mini Ires, che mette sulla bilancia utili a riserva, investimenti e costo del lavoro dei neoassunti, un meccanismo complesso che non si sa quali effetti porterà.

Più spazio ai forfait
Infine, la legge di Bilancio passerà come la manovra che segna la disgregazione del sistema di tassazione progressiva dell’Irpef, a favore di forfait proporzionali, che portano grandi disparità nell’imposizione a favore di una parte degli autonomi, a scapito soprattutto dei lavoratori dipendenti. E che forse porterà molti a un nanismo organizzativo e al nascondimento fiscale. Con quali conseguenze per l’intero sistema, nel giro di qualche anno, che non sono poi così difficili da immaginare.

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