Controlli e liti

Vademecum della GdF sui sequestri di valuta

immagine non disponibile

di Antonio Iorio

Dai controlli di valuta alle frontiere partono gli spunti operativi per l’individuazione di ben più gravi fenomenologie illecite quali l’evasione fiscale, il riciclaggio o il finanziamento al terrorismo.

Il Comando generale della Guardia di Finanza, con una direttiva del 23 marzo 2017, ha fornito precise indicazioni operative sugli sviluppi investigativi che i reparti del Corpo devono porre in essere a seguito di sequestri di valuta transfrontaliera.

Le linee guida di tali controlli richiamano innanzitutto l’attenzione delle Fiamme gialle sulla rilevanza di tali controlli nell’azione di ricerca dei flussi finanziari movimentati da o verso l’estero. Questi flussi, infatti, potrebbero avere finalità di riciclaggio di proventi derivanti da attività illecite ovvero essere potenzialmente destinati ad alimentare reti o cellule terroristiche o comunque preordinati alla realizzazione di gravi progetti criminali.

Il Comando generale ha così ritenuto necessario adeguare le procedure operative, diversificandole in relazione al contesto in cui avviene il rinvenimento del denaro non dichiarato.

A tal fine, non è sufficiente circoscrivere le attività istruttorie alla mera contestazione delle infrazioni amministrative, poiché nell’ipotesi in cui ricorrano circostanze sintomatiche di illeciti di natura penale, occorrono immediati riscontri dei fatti.

Nella direttiva, a titolo esemplificativo degli elementi indizianti più significativi, sono riportati il trasferimento di somme attraverso l’occultamento delle stesse ovvero tramite il “taglio di valuta”; eventuali precedenti di polizia a carico dei soggetti fermati o l’esistenza di indagini in corso; un comportamento poco collaborativo in sede di controllo o anche una capacità reddituale non coerente con gli importi rinvenuti.

I militari dovranno innanzitutto rilevare elementi, dati e informazioni utili per risalire a casi di riciclaggio, di finanziamento del terrorismo o di traffici fraudolenti, connessi ai trasferimenti di capitali da e verso l’estero.

In ogni caso, poi, dovranno adeguatamente approfondire gli aspetti economico-finanziari di natura fiscale.

Nel documento è suggerito ai verificatori di svolgere ogni necessario approfondimento anche finalizzato al sequestro preventivo del denaro: il provvedimento dovrà, infatti, essere adeguatamente motivato ed eventualmente supportato da un parere preventivo richiesto all’autorità giudiziaria territorialmente competente.

La direttiva conferma ulteriormente il ruolo di polizia economico-finanziaria svolto dalla Guardia di finanza nel contrasto ai più gravi illeciti. E’ evidente infatti che un adeguato contrasto ai maggiori fenomeni delittuosi comporta gli approfondimenti dei relativi risvolti economici spesso indispensabili per perpetrare queste violazioni.

Da qui la necessità, condivisibilmente rilevata dal Comando generale della GdF, che un tentativo di esportazione/importazione di valuta venga adeguatamente investigato in quanto la semplice violazione amministrativa potrebbe in realtà nascondere una ben più grave illecito.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©