Imposte

Stretta fiscale sulle rendite finanziarie

di Marco Mobili


Una stretta fiscale sulle rendite finanziarie per garantire il taglio del 10% del costo del lavoro Irap pagata dalle imprese. Ad annunciarla è lo stesso premier, Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri di ieri in cui il Governo ha reso nota l'informativa sulla politica economica e sul taglio del cuneo fiscale per lavoratori e imprese. «Dal 1° maggio – ha spiegato Renzi – ci sarà anche un'operazione sull'Irap che si finanzia con l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie». E a sgombrare subito il campo da ogni equivoco e da possibili polemiche sui risparmi delle "vecchiette" il premier ha detto chiaramente: «Non si toccano i titoli di Stato».
La tassazione sulle rendite finanziarie passerà dal 20 al 26%, sui redditi di capitale e sui redditi diversi, e potrà garantire 2,6 miliardi «per ridurre l'Irap del 10% alle aziende private per 2,4 miliardi». Ogni punto di aliquota di tassazione sulle rendite finanziarie, stando almeno alle recenti ipotesi di aumento (limitato a soli 2 punti) formulate con l'ultima legge di Stabilità targata Letta, vale circa 420 milioni di euro. Con un aumento di 6 punti percentuali della tassazione il conto presentato dal premier ai risparmiatori, come detto, si assesta a 2,6 miliardi.
Sul tributo regionale, al di là della percentuale di riduzione, Renzi non ha scoperto ancora tutte le carte. Si sa che il tributo regionale pagato dal solo settore privato, e certificato dal Mef con le entrate 2013, è stato pari a quasi 25 miliardi di euro. Tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe una riduzione della componente costo del lavoro che passa o per la deducibilità integrale del costo sostenuto per dipendenti e assimilati dalla base imponibile o per una deducibilità in misura percentuale (70/80%). Tutto dipenderà dal costo complessivo dell'operazione su base annua che potrebbe ridursi con una decorrenza, almeno per il 2014, di soli 8 o 7 mesi.
In attesa delle norme, l'annuncio di Renzi sulle rendite finanziarie ha immediatamente scatenato le reazioni fra le parti. Più che scontata l'approvazione di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che ha definito «particolarmente positivo» l'aumento dal 20 al 26% dell'aliquota, ricordando che «sono dieci anni che noi insistiamo su questo». Negativa invece la reazione degli operatori di mercato. E già da questa mattina ci saranno da monitorare eventuali reazioni in Borsa.
L'inasprimento di 6 punti dell'aliquota non trova contrario a priori Gianluigi Gugliotta, segretario generale di Assosim: «Potrebbe avere senso in un'ottica di rivisitazione di tutta la tassazione sul risparmio, in primis Tobin Tax e dell'imposta di bollo», ha detto a Radiocor, suggerendo poi di «eliminare quei balzelli che non giovano né agli operatori né ai risparmiatori e che impongono agli intermediari oneri e responsabilità che vanno al di là degli introiti dell'Erario».
Nel presentare la stretta fiscale sulle rendite finanziarie il premier ha sottolineato come l'aumento dal 20 al 26% della tassazione ponga l'Italia, comunque, in linea con gli altri Paesi europei. Ma questo al netto dei prelievi aggiuntivi previsti dal nostro sistema fiscale.
Oltre alla tassazione delle rendite da qualche anno i risparmiatori pagano anche la minipatrimoniale, ora a quota 2 per mille (elevata a fine anno con la Stabilità 2014), che va a colpire direttamente il patrimonio. Ad esempio sulle azioni italiane e sulle obbligazioni le rendite scontano un prelievo del 20% (26% dal 1° maggio) cui però si deve aggiunge un ulteriore balzello dello 0,2%.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©