Controlli e liti

Tregua fiscale sui mini debiti e sanatoria liti più ampia

Cancellate in automatico le cartelle fino al 2015 non oltre i 1.000 euro. Oltre si potrà aderire a rottamazione su cinque anni e sanzioni forfettarie. In Cassazione chance conciliazione

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Cartelle, liti, avvisi bonari, omessi pagamenti ma anche accertamenti. La tregua fiscale disegnata dal Governo si profila ad ampio respiro. Con una novità destinata a incidere anche sull’attuale sanatoria delle controversie pendenti in Cassazione: l’alternativa sarà rappresentata dalla conciliazione giudiziale con sanzioni al 5%, di fatto dando la possibilità di trovare un accordo con il Fisco anche in ipotesi di precedente soccombenza del contribuente.

Ma andiamo con ordine. Sulle cartelle lo stralcio, quindi la cancellazione integrale, riguarderà solo i mini-debiti fino a 1.000 euro affidati alla riscossione fino al 2015, quindi ampliando il segmento temporale della pace fiscale 2018 che si era fermata invece allo stralcio dei carichi 2000-2010. Una cancellazione che sommata a quella del decreto Sostegni del 2021 (il limite era a 5mila euro ma solo per chi non aveva redditi superiori a 30mila euro) aveva già portato alla cancellazione di crediti per Erario ed enti locali per 50 miliardi di euro.

Sempre sulle cartelle, allo stralcio automatico si affianca una nuova rottamazione per gli importi superiori a mille euro. Scartata, infatti, la strada di un saldo e stralcio che avrebbe riguardato anche l’imposta nella fascia 1.000-3.000 euro, la scelta dell’Esecutivo è stata quella di consentire un pagamento scontato per i carichi dal 2000 al 30 giugno 2022. In questo caso, i contribuenti potranno versare al posto di sanzioni e interessi un forfait al 5% e dilazionare i pagamenti dovuti su un arco temporale di cinque anni. Il tutto, dunque, nel segno di una maggiore sostenibilità finanziaria del debito con l’agente della riscossione. Interventi che saranno accompagnati da una revisione del calendario delle inesigibilità con una possibile restituzione anticipata dei crediti non riscuotibili.

Ma, come anticipato, oltre alle cartelle c’è di più. Il Governo punta a rimettere in carreggiata quanti non hanno onorato i versamenti allargando il margine temporale in cui recuperarli. Di fatto, un ravvedimento allargato che consente di recuperare e non rischiare successivi controlli. Allo stesso tempo si punta a venire incontro a chi non si è messo in regola negli anni a cavallo della pandemia, consentendo in caso di ricevimento degli avvisi bonari di pagare gli importi in due anni applicando ancora la “regola del cinque”: sanzioni ridotte al 5 per cento.

Un discorso a parte merita poi il discorso delle controversie tributarie. Con una correzione di rotta sulla sanatoria già in corso sulle liti pendenti in Cassazione, approvata a fine della scorsa legislatura della legge di riforma del contenzioso. Allo stato attuale, per la definizione agevolata si paga il 5% solo per le liti fino a 100mila euro in caso di doppia sconfitta integrale delle Entrate nei precedenti gradi oppure si paga il 20% per le liti fino a 50mila euro in cui l’Agenzia abbia perso in un solo grado.

La “terza via” studiata dal Governo si chiama conciliazione giudiziale che verrebbe estesa anche alle liti tributarie pendenti presso la Suprema corte. Quindi se contribuente e Fisco raggiungono un accordo, la lite viene chiusa lo stesso anche se l’amministrazione finanziaria era risultata vincitrice in precedenza. La tregua fiscale, però, guarda anche ai contenziosi attualmente pendenti nelle Corti giustizia di primo e secondo grado. L’articolazione “guarda” al recente passato della pace fiscale 2018 sulle litio. In questo modo, la definizione agevolata passerà dal pagamento di un importo del 40% del valore in caso di soccombenza del fisco in primo grado, mentre l’importo dovuto sarebbe del 15% se l’amministrazione finanziaria fosse risultata “perdente” in appello. In quest’ultimo caso, la contesa verrebbe estinta con il pagamento di appena il 15% del valore complessivo. Chi, invece, ha appena avviato una lite in primo grado potrebbe chiudere i conti e non andare avanti pagando il 90 per cento.

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